Tutti sanno che l’universo fisico in cui viviamo è semplicemente troppo grande e complesso perché una qualunque mente umana riesca a comprenderlo in tutti gli sterminati aspetti di dettaglio.
Sappiamo anche dalla Teoria del caos che nel “sistema complesso” in cui siamo immersi e di cui siamo parte, a variazioni anche infinitesime delle condizioni attuali potrebbero corrispondere variazioni molto importanti della realtà futura.
Risulta quindi importante dedicare qualche minuto a riflettere bene sulle scelte che ogni giorno facciamo.
Chiediamoci un attimo, a tal fine, come poter valutare da soli e anche a posteriori la qualità delle varie scelte, grandi o piccole che siano, che abbiamo fatto fino ad oggi.
Il primo passo per riuscirci è divenire consapevoli di molti meccanismi psicologici, spesso inconsci, che ci riguardano e che, se non correttamente gestiti, rischiano inevitabilmente di farci compiere errori dalle conseguenze spesso imprevedibili.
In questo articolo per brevità considererò solo alcuni aspetti, ma simili dinamiche sono in realtà presenti nei campi più disparati e in modo molto vario ed esteso.
QUANDO LE SCORCIATOIE COGNITIVE SOSTITUISCONO LA RAZIONALITÀ.
La preferenza espressa attraverso il voto, ad esempio, rappresenta una chiara dimostrazione di questa dinamica. L’attuale pressione mediatica altera i meccanismi di fiducia e condivisione che guidavano il voto nel passato. L’attuale comportamento di voto, infatti, appare come un processo di scelta sempre più mosso dalle caratteristiche individuali dei candidati, aspetti che giocano oggi, un ruolo molto più importante di quelli che in passato avevano un peso maggiore, quali le ideologie, le tradizioni, i valori e gli interessi delle varie classi sociali, delle famiglie e dei singoli elettori.
I comportamenti più ponderati e razionali del passato, appaiono oggi purtroppo, sostituiti da scorciatoie di pensiero più approssimative; una risposta forse naturale, ma non per questo valida , al crescente, e spesso confuso, numero di informazioni, a volte anche contrastanti, trasmesse dai mass media quotidianamente.
Così, nella psicologia politica, il pensiero logico lascia oggi il posto a forme decisionali brevi e imprecise, definite “euristiche”, ossia strategie cognitive brevi che vengono messe in atto quando si ha la consapevolezza che mancano importanti dati certi sulla realtà per fare delle valutazioni precise e affidabili.
In ambito politico il ricorso a modalità euristiche sembra erroneamente giustificato da numerosi fattori, tra cui i principali sono che gli schieramenti hanno fatto gradualmente perdere di vista le radici ideologiche, oggi diluite e amalgamate nei due grandi blocchi intrinsecamente eterogenei.
Un altro fattore che favorisce l’uso di euristiche è la frequente astrattezza delle aspirazioni politiche manifestate in complessi dibattiti spesso comunemente incomprensibili o quantomeno generanti confusione e dati contrastanti.
Infine ma non ultimo, la sperimentata infedeltà alle promesse fatte in periodo elettorale.
Pertanto, il voto risulta oggi spesso influenzato da comportamenti più intuitivi che razionali, guidati prevalentemente da impressioni emotive come simpatia e fiducia o, ancor peggio, dal desiderio di allontanare personaggi che suscitano, più o meno spontaneamente, antipatia, incertezze sul futuro e timori.
Anche in questo settore della vita cresce purtroppo l’importanza di “ciò che appare”, piuttosto di “ciò che è”; in una politica che si adatta di conseguenza a produrre “personaggi” piuttosto che a giocare sulle ideologie, sulla necessità di dimostrare competenze, sulle reali capacità dimostrate in un passato e in una storia che viene invece costantemente rimessa in discussione e ricostruita attraverso le narrazioni di leaders sempre più carismatici e seducenti, ma sempre più lontani, in realtà, da una qualunque visione coerente e sinergica di un mondo futuro che vorremmo.
L’ECCESSIVA IMPORTANZA DEL CANDIDATO
Come nella società americana, la scelta elettorale italiana appare, oggi, eccessivamente influenzabile dall’immagine del politico. Un’ immagine fatta di ciò che dice, di come lo dice, della personalità che mostra in pubblico, catturata dalle telecamere e dalle fotografie scattate anche nel privato-intimo, fino a costruire una rappresentazione di un Sé che deve trasmettere la possibilità di rispondere ai bisogni veri o presunti, degli elettori che altrimenti non lo sceglieranno.
Ciò comporta che, dalla televisione ai giornali, viene giocata una campagna elettorale sempre più basata sulla possibilità di accattivarsi simpatie, di affascinare il popolo, di apparire più simili e vicini agli elettori o quantomeno al loro immaginario collettivo di un leader ideale.
La tendenza degli elettori a lasciarsi guidare più da leader che dalle idee che esprimono, è anche una risposta al desiderio spesso inconsapevole del cittadino di “affidarsi a qualcuno che risolva i problemi per noi” , piuttosto che impegnarsi in prima persona , insieme a molti altri per migliorare la situazione.
Anche gli aspetti di personalità di leaders proposti, ricavati attraverso pochi, spesso selezionati, momenti di comparse televisive è aggravata da una ulteriore propensione a giudicare i politici sulla base di semplificazioni cognitive ed emotive. Come mostrano alcuni studi (Caprara G.V., 1997; Caprara G.V., Barbaranelli C., Zimbardo P.), infatti, gli elettori invitati a descrivere la personalità che ritengono propria dei leader politici, fanno riferimento esclusivamente ad aspetti legati ai tratti dell’energia e dell’amicalità, trascurando le altre dimensioni della personalità ben più importanti per affidare razionalmente il governo del proprio paese.
Pertanto, nel processo di percezione della personalità del politico che guida gli elettori, quei fattori più superficiali e legati all’immagine, definiti “attrattori”, sembrano giocare un ruolo più forte, indipendentemente dalle preferenze politiche espresse dai votanti e dallo schieramento politico in cui si colloca il candidato che viene giudicato.
Agendo come una calamita, caratteristiche connesse ad aspetti esteriori quali l’innovatività e la sincerità, sembrano catturare l’attenzione degli elettori, portando ad una generalizzazione della positività della personalità del candidato prescelto.
Ma allora in questo contesto, come compiere efficacemente le nostre scelte? E soprattutto come gestire un processo decisionale che per essere efficace richiede molto tempo in approfondimenti e verifica delle molte informazioni che ci arrivano?
Salta subito agli occhi che tutto questo risulta estremamente disorientante e rischia di privarci di molte presunte “certezze” che ci permettono di fare scelte facili e veloci.
Forse la soluzione sta nel divenire consapevoli che è necessario dedicare più tempo e risorse nel prendere le nostre decisioni, e soprattutto nell’aggiornare, alcuni dei nostri “ancoraggi psicologici” che sono divenuti ormai obsoleti per il sempre più veloce cambiamento del contesto in cui viviamo.
A questo fine non dobbiamo demonizzare gli “ancoraggi psicologici” che in campo politico corrispondono grossomodo alle ideologie, ma superando quelli del passato, costruircene di nuovi e migliori, più adatti al mutato contesto di cui siamo testimoni.
Infatti comunque di alcune “scorciatoie cognitive” indubbiamente abbiamo pur bisogno.
Come dicevamo all’inizio “ l’universo è troppo grande per comprenderlo tutto e in tempo reale” o comunque noi come collettività, non siamo ancora pronti a tanto.
Ecco allora che dobbiamo dedicare ogni sforzo possibile ad aggiornare i nostri ancoraggi psicologici per renderli migliori e più efficaci.
Per fare un paragone improprio ma indicativo con il settore informatico, è come se il mondo, la gente, o comunque la società fosse come un gigantesco computer, un hardware che deve ogni tanto aggiornare il suo sistema operativo per non perdere di efficacia.
Gli ancoraggi psicologici , o se preferite gli “schemi mentali di riferimento” sono come il software che permette alle varie parti della società di interagire tra loro; più questo è aggiornato e valido e più l’efficienza della società migliorerà, donando come ricaduta a ciascuno di noi individui parte del tutto, condizioni di vita migliori.
In questa visione nessun “ancoraggio psicologico” o ideologia, corrisponderà mai ad una visione assoluta e definitiva della realtà o anche solo di cosa è desiderabile realizzare, ma piuttosto rappresenterà un ulteriore”gradino da salire” nella infinita scala dell’evoluzione e del miglioramento della società. Un continuo divenire che dobbiamo tutti aiutare ad andare nella giusta direzione, attraverso l’espediente di una serie di relative “certezze momentane” , utili in un dato momento storico, per compiere un cammino di progresso, ma che prima o poi, siamo consapevoli, diventeranno inevitabilmente obsolete.
Lo “schema mentale di riferimento” che la nostra associazione “Nuovo orientamento culturale” propone è la nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, reperibile ormai in rete con qualunque motore di ricerca.
Tuttavia la cosa importante non è che sia adottata esattamente la nostra proposta, che tra l’altro è essa stesa in continua evoluzione, ma che un numero sufficiente di persone ne utilizzi una simile, per superare le inevitabili divisioni interne che si creano in ogni gruppo in un lungo e spesso imprevedibile percorso.
L’importante è che si basino dinamiche del gruppo stesso non tanto ai leaders ma ad una visione organica e coordinata nei diversi aspetti, di un mondo migliore che vogliamo costruire.
Ermanno Cavallini
Educarsi…a ragionare con la propria testa…non farsi quindi influenzare da slogan-mode-non farsi quindi plagiare e scegliere in prima persona ed in maniera ragionata ciò che è meglio..non solo per Noi …per la società perché…ne Siamo parte….Da un illustre conosciuto NON DOMANDARE MAI PER CHI SUONA LA CAMPANA….