IL PROBLEMA DELLA LIBERTÀ E DEL SANO CONFRONTO DIALETTICO

Come è naturale esistono tanti punti di vista da cui osservare il concetto di libertà, forse addirittura uno per ogni persona vivente.
Ma cercheremo qui, di analizzare insieme le dinamiche di maggior interesse comune.
Da un punto di vista sociale la libertà totale è possibile solo quando si vive da eremiti,  senza contatti con gli altri esseri umani. Ma in questo caso la qualità della vita è molto scarsa.
Se si vive in una qualunque società invece, dovrà necessariamente esistere un minimo di cessione di libertà personale alla collettività.  Questo  per ottenere in cambio una alta qualità della vita, che potremmo sintetizzare come la massima disponibilità beni, servizi e buone relazioni umane, possibile.
Il vero problema a questo punto,  è il livello di efficienza di questo rapporto; che è molto basso nei sistemi dittatoriali o dove ci sono pochi ricchi e tanti poveri ed è alto nelle situazioni opposte.
Questo per il semplice motivo che l’economia reale si  sviluppata al meglio la dove è  maggiore è la percentuale della classe media tra tutti i cittadini.
Il motivo, a sua volta,  è ché  la classe media è quella che  sia che compra, che genera maggiormente,  beni e servizi.
Credo che un nostro obbiettivo debba essere ottenere il massimo in beni , servizi e buone relazioni umane, dando in cambio il minimo di limitazione della libertà personale.

Forse il rapporto ottimale prevede che tra le limitazioni esista anche una limitazione alla ricchezza, e quindi al potere sugli altri, o perfino, oltre grandi valori,  su governi  parlamenti, e le decisioni relative al bene comune.
Il problema è che in troppi, oggi, senza una necessaria visione d’insieme, ritengono invece questa limitazione troppo gravosa. Questi non considerano che avremmo invece, in cambio, un tale aumento di efficienza dell’intero sistema, da avviare una nuova età dell’oro, con enormi dividendi per tutti!
Alcuni addirittura, sono convinti che il super ricco sia utile alla la collettività, anche se questo è un grave errore.  Il  motivo è che questo, dopo che ha esaurito le spese necessarie al suo benessere , investe le restanti notevolissime risorse, non più nell’economia reale, ma in quella finanziario-speculativa, perché ad oggi, questa è di gran lunga più remunerativa.
inoltre, il lettore mi permetta, di farlo riflettere che limitare i redditi (tutti e di qualunque natura) come propone la teoria del “Bene comune” (  ex   “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”), crea la precondizione per cui i detentori rilascino volontariamente sul mercato le attuali eccessive concentrazioni di ricchezza. E’ necessario di insistere perché questo è un punto davvero molto importante. Se come proponiamo, per un nuovo regime di tassazione IRPEF, non fosse possibile guadagnare più di un massimo (mettiamo 40.000 euro al mese); chi attualmente gestisce patrimoni importanti dopo breve si accorgerebbe che sarebbe sommerso dai costi e dal tempo speso per la gestione senza più averne proporzionati guadagni! 
Mettiamo il caso, ad esempio,  di un ipotetico  palazzinaro  che riscuote ogni mese un milione di euro dagli affitti dei suoi 1000 appartamenti, se di colpo non potesse guadagnare più di 40.000 euro al mese, non gli converrebbe più accollarsi le problematiche di 1000 appartamenti quando lo stesso identico reddito lo potrebbe ottenere con solo 10 appartamenti. Dopo una contrarietà iniziale,  gli converrebbe vendere 990 dei suoi appartamenti , che per lo stesso meccanismo andrebbero a raggrupparsi in gruppi di 10 a 100 nuovi piccoli/medi imprenditori.
il tutto genererebbe una crescita dell’economia reale per il semplice motivo che lo stesso guadagno attualmente concentrato in un unico imprenditore sarebbe suddiviso in 100 o più, aumentando i beni e servizi che questi richiedono al mercato dell’economia reale. attualmente l’unico imprenditore super ricco , quando ha comprato tutti i beni che gli servono , investe l’eccedenza nella finanza speculativa che come sappiamo aumenta in modo eccessivo e tossico la massa monetaria, creando un meccanismo di “drenaggio di valore” alla fonte che cosi verrebbe magistralmente contrastato!
Naturalmente questo non è che solo uno degli “effetti domino a catena” calcolati dalla nuova teoria economica e sociale, ma credo che anche questo sia un aspetto che molti non abbiano mai considerato e che concorre a creare la “visione d’insieme” necessaria per costruire insieme un mondo migliore.
Un abbraccio a chi mi legge.
Ermanno Cavallini

3 risposte a “IL PROBLEMA DELLA LIBERTÀ E DEL SANO CONFRONTO DIALETTICO”

  1. Spesso ho fatto questo ragionamento arrivando alle stesse conclusioni,questo tuo mi conferma che abbiamo la stessa visione del sistema economico attuale che genera benessere limitato a pochi e monopolizzato…..se la ricchezza virtuale venisse ridistribuita genererebbe benessere per tutti.

    1. Certo ma non è solo un problema di redistribuzione, quanto di cambiamento sistemico anche se graduale. Dobbiamo aumentare gli aspetti collaborativi e diminuire quelli competitivi.

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