L’ importanza della sostenibilità ambientale e la nuova teoria economica e sociale del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza”

Dalle molte e-mail o messaggi che mi stanno arrivando dopo la pubblicazione del libro “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” ho capito che a troppi che pur lo hanno letto, e nonostante i miei sforzi che sono evidentemente insufficienti, è sfuggita l’importanza della parte dove si affrontano le fondamentali ricadute positive sull’ambiente e la sostenibilità della civiltà umana, che una attuazione di questa proposta avrebbe per l’intero ecosistema terrestre.

A troppi è sfuggito forse che uno dei molti effetti positivi ma complessi della “seconda valvola di sicurezza” sarebbe quello, in pratica, di decapitare ogni tipo di speculazione non solo puramente finanziaria, riagganciando gradualmente il sistema da un lato all’economia reale e dall’altro ed una eco-sostenibilità oggi difficile anche solo da immaginare.
L’idea che nessun privato cittadino possa, in un tal sistema, avere un reddito superiore ad un valore di “ricchezza massima socialmente sostenibile”, se da un lato garantirebbe la piena compatibilità con quello che ora viene percepito come il “piccolo capitalismo” delle PMI agganciato all’economia reale (ricordo che la forbice sociale potrebbe fluttuare intorno ad un valore di 1:40), dall’altro metterebbe fuori legge, e nel tempo farebbe scomparire del tutto, quel capitalismo tossico fatto di grandissime ricchezze private che oggi hanno inevitabilmente più potere degli stessi Stati condizionandoli infatti assai inopportunamente se non del tutto illecitamente..
Non una gerarchia di pochi ricchissimi – vittime inconsapevoli della “sindrome di hubris” – che arrivano perfino a sentirsi “illuminati”, ma piuttosto un processo graduale di “intelligenza collettiva” potrà sottendere l’azione di governo che, a sua volta, potrà fornire soluzioni al “sistema complesso” che la nostra civiltà oggi è diventata.
Invito tutti a riflettere sulle conseguenze di un limite al reddito personale raggiungibile. Il primo effetto sarebbe che non converrebbe più adoperarsi a sfruttare il prossimo e l’ambiente come oggi.
Da questo un meccanismo di effetti a catena che portano ad un cambiamento graduale ma sostanziale e assolutamente strutturale!
Pensate ad esempio al cambiamento nella progettazione di molti beni, oggi per motivi consumistici volutamente pensati per diventare obsoleti o rompersi dopo un certo numero di anni che varia in genere da 5 a 10. Oppure a dinamiche di mercato in cui, non dovendo più massimizzare oltre una certa soglia il profitto, non converrebbe più spingere sulla produzione energetica a mezzo fossili o nucleare, ma solo sulle rinnovabili.
In realtà ci sarebbero moltissimi altri aspetti oltre a questi e sicuramente un grandissimo lavoro è ancora da fare, siamo solo al seme dell’idea, ma credo sinceramente che questa nuova teoria economica e sociale, se adeguatamente fatta conoscere al grande pubblico, al punto in cui siamo arrivati possa essere l’unica vera speranza di poter realizzare un mondo migliore per i nostri figli e le generazioni che verranno, gradualmente e pacificamente.
Ricordo che una versione aggiorna della nuova teoria è reperibile su internet anche al seguente indirizzo:

http://www.youcanprint.it/scienze-sociali/scienze-sociali-saggi/capitalismo-a-doppia-valvola-di-sicurezza-9788893329132.html

Ermanno Cavallini.

Fano 9 febbraio 2017,

4 risposte a “L’ importanza della sostenibilità ambientale e la nuova teoria economica e sociale del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza””

  1. Chi raggiunge l’illuminazione, la ricchezza deve sentire la voglia di condividerla, come direbbe Platone, invece di tenersela per sé.

    1. Forse se qualcuno davvero raggiungesse la vera illuminazione non potrebbe che sentire non tanto la voglia, quanto il dovere di condividerla Matteo. E’ questa sottile ma fondamentale distinzione che fa la differenza: Conoscenza è potere e potere è responsabilità, in altre parole chi raggiunge la consapevolezza di qualcosa che non va e tace è responsabile tanto quanto chi induce l’errore, per usare anche io le parole di un grande “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.”

      Albert Einstein

    2. Continui a chiamarlo Capitalismo …per ragioni di marketing…ebbene vedrai che i Capitalisti non ti lasceranno mai a realizzare la tua proposta che chiamavi anche più propriamente teoria del Bene Comune…e sai perché …perché se si realizzasse la tua proposta saremmo già in pieno con poiché Comunismo è un Regime Sociale in cui si pone un limite alla Grande Ricchezza alla Grande Proprietà mentre è ammessa quella piccola e media.

      1. E perfino scontato che il grande turbo capitalismo finanziario avverserà, non solo la mia, ma QUALUNQUE proposta che ne limiti il potere! Non è una questione di marketing Michele caro, ma di semplice comprensibilità. E’ un fatto che il significato che tu dai al comunismo non è quello condiviso dalla stragrande maggioranza di chi ci legge. Quindi per non creare inutili e dannosi fraintendimenti a mio avviso ad oggi non è corretto usare la parola comunismo. Quando e se entrerà mai nell’immaginario collettivo il significato che dai tu al comunismo allora potrei cambiare idea….. mi sono spiegato chiaramente?

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