UNA PROPOSTA PER FERMARE LA GUERRA IN PALESTINA.

la guerra che coinvolge Israele e la Palestina, rischia oggi drammaticamente di allargarsi, sia per il possibile intervento di stati o fazione terze, ma anche per la minaccia terroristica da pare di “cani sciolti” e non, in tutto il mondo occidentale.

D’altra parte, lascia sconcerto anche il parere, più o meno nascosto, di ogni esperto militare di ogni esercito occidentale. La verità è che strategicamente parlando quella guerra non si può vincere, per il semplice fatto che anche asfaltando completamente la striscia di gaza, è impossibile cancellare dalla faccia della terra i discendenti delle opposte fazioni, che tornerebbero prima o poi in futuro, a ripetere gli stessi errori trascinando con loro, anche chi non è dello stesso loro parere e molte altre nazioni del mondo.

Quindi è interesse di tutti i cittadini del mondo cercare una soluzione duratura di questo pericolosissimo conflitto anche imponendola alle fazioni sul campo.

La presente è una idea di massima, ancora molto da affinare ma che cerca di
andare nella giusta direzione. La proposta si articola in tre fasi:

1° Fase, campagna mediatica (sia autoprodotta che non) che tenda a creare
una idea condivisa a livello mondiale, riguardo a un necessario
commissariamento sia dell’ attuale governo Israeliano che Palestinese, da parte
delle nazioni unite (il cui ruolo e potere va immediatamente aumentato).

2° Fase, invio di una massiccia forza militare di interposizione sotto il
diretto comando delle nazioni unite. Le stesse forze occuperanno anche tutti i
territori occupati illegalmente da Israele e vi terranno libere elezioni dopo
una fase costituente in cui si pubblicherà la costituzione del nuovo stato
creato con pari diritti e doveri per tutti. Israele ritornerà ai territori di
origine del 1948, e il governo palestinese sarà limitato alla sola striscia di
Gaza.

3° Fase, nel nuovo stato creato sotto l’iniziale protettorato delle nazioni
unite, si avvieranno istituzioni democratiche con libere elezioni. Lo stato accoglierà
qualunque cittadino di ogni popolo sia disposto a considerare suo pari ogni
altro cittadino a prescindere dalla razza, dalla religione o dal credo
politico. Tuttavia chiunque proclami la supremazia di un qualunque gruppo sugli
altri sarà espulso, in Israele se estremista Ebraico, e nella striscia di Gaza
se estremista Palestinese. SI creerà cosi oltre che l’inizio di un processo di
pace , anche un importante esperimento sociale di vera democrazia che potrebbe
attirare e polarizzare tutto il meglio della civiltà mondiale.

E’ perfino ovvio che questa proposta oggi sembri utopistica. Tuttavia quando
sono finite le opzioni possibili, tocca fare lo sforzo di vedere il problema
con nuovi schemi mentali di riferimento, per trovarne una qualche soluzione ed
evitare l’ampiamente previsto peggioramento di una sitazione gia effettivamente
critica.

A distanza di qualche anno e con il consolidamento del nuovo stato
democratico di interposizione creato, si dovrebbe anche tenere un tribunale
internazionale simile a quello di Norimberga dopo la 2° guerra mondiale; in cui
vengano giudicati i crimini di guerra sia Palestinesi che Israeliani di oggi.

Per ultimo ricordo che proprio a Norimberga fu per la prima volta , sancito
il diritto/dovere di ogni soldato o militante di organizzazione armata, a
ribellarsi e non eseguire ordini che la sua coscienza ritiene possano essere in
una qualche forma crimini di guerra o verso l’umanità.

Mi rendo perfettamente che questa mia proposta sembrerà utopistica o sarà
osteggiata anche solo perché rompe gli “schemi mentali di
riferimento” che molti hanno messo come base del loro modo di vedere il
mondo, e semplificare così una realtà assai più complessa.

Tuttavia credo che questa proposta possa essere uno dei semi possibili
intorno a cui costruire prima un confronto e poi una qualche soluzione reale e
duratura dell’intricatissimo problema.

Va benissimo criticarla, basta che se ne parli e diventi oggetto di
confronto in modo da determinare un nuovo orientamento dell’opinione pubblica
prima e dei governi poi.

Con l’augurio che ognuno di noi , riesca a suo modo, a contribuire alla
costruzione di un mondo migliore.

Ermanno Cavallini.

Israele in guerra, riflettiamo insieme.

E’ purtroppo notizia recente, la barbara uccisione ed il sequestro di centinaia, forse migliaia di civili ebrei da parte di una fazione armata del popolo palestinese.

Da un punto di vista semplicistico, quindi le fazioni contrapposte sembrerebbero Isdraele da un lato e il popolo palestinese dall’altro.

Ad una analisi appena piu attenta però, Questo non corrisponde alla realta dei fatti.

I fatti raccolti negli ultimi anni ci dicono invece che le fazioni in gioco corrispondono a gli estremismi, certamente presenti in entrambi i popoli, che vogliono la violenza.

Sull’altro versante abbiamo le persone di entrambi i popoli, più evolute, mature e responsabili.

Persone che capiscono che la violenza non potra chiamare che altra violenza, e che capiscono bene, che le vere vittime della guerra, alla fine saranno loro.

E questo sia che abbiano il passaporto isdraeliano , che palestinese.

La guerra in Ucraina e l’insegnamento che possiamo trarne.

Putin ha iniziato questa guerra per diversi motivi, ma sostanzialmente il più importante è cercare di ricreare una “Grande Russia” che proponga e diffonda i valori e il modo di vedere il mondo che lui e un’importante fetta di popolazione russa considera alla base della propria identità.

Un altro attore importante è il mondo occidentale, stati uniti in testa, che anch’esso cerca di diffondere a più paesi possibili il proprio modo di vedere il mondo che considera alla base della propria identità.

C’è poi L’Ucraina che è in buona parte, vittima di questo scontro strategico di modi di vedere il mondo e di reciproci tentativi di imporre a gli altri il proprio “schema mentale di riferimento”.

Ma oggi la globalizzazione, nel bene e nel male, ha reso ogni nazione più interdipendente, ma anche più ricca di beni, servizi e modi di pensare provenienti dal resto del mondo; e in definitiva, ha aumentato il tenore di vita medio dei cittadini.

La giusta via da percorrere per la pace e il benessere collettivo, non sta in una radicalizzazione dei diversi modi di vedere il mondo (ne’ quello occidentale ne’ quello orientale) ma, nella perpetua messa in discussione di questi; nel continuo tentativo di aggiornare il nostro “schema mentale di riferimento” in funzione di cosa è veramente più utile per il progresso da ogni possibile punto di vista.

Il problema principale (sia a occidente che a oriente) è che ancorarsi ad un vecchio “schema mentale di riferimento”, è estremamente comodo, perché garantisce una stabilita psicologica interna di cui ognuno di noi, in un mondo pregno di continui cambiamenti, ha bisogno.

Dire a se stessi “io sono questo” o “io appartengo a questo gruppo” è estremamente tranquillizzante da un punto di vista psicologico, quanto sostanzialmente falso, perché ognuno di noi in effetti è una persona unica che contiene dentro di se moltissime istanze; a volta anche contrastanti tra loro; e di questo è ora che ce ne facciamo una ragione.

Forse per raggiungere una vera pace e prosperità oggi, ci dovremmo sentire un po’ meno italiani, americani, ucraini o russi e un poco di più cittadini del mondo.

Un mondo sempre più interconnesso e interdipendente, che produce però più beni e servizi e idee in circolazione, di cui beneficiamo tutti.

Nella terra da cui provengo la Toscana, fino a 500 anni fa ci si combatteva in guerre fratricide tra diverse città-stato, faide interminabili scorrevano tra Guelfi e Ghibellini……

Dove sono adesso quelle divisioni? dove sono adesso quei diversi e contrapposti “schemi mentali di riferimento”?   sono scoparsi come neve al sole della storia umana…….

E cosi dovrà essere anche in futuro; ci dovremmo sentire cittadini del mondo e solo secondariamente della nostra città, regione o paese.

La cosa importante però è che questo futuro “governo mondiale” non sia in mano di una minoranza oligarchica probabilmente di super ricchi; ma gestito, controllato e alimentato da una continua interazione di intelligenza collettiva che arrivi, secondo le proprie caratteristiche, ad ogni singolo essere umano.

Questo sarà ancora più importante in vista di un futuro possibile, contatto con altre civiltà che potremmo incontrare durante la nostra ripresa corsa allo spazio.

Pensate cosa penserebbe un esploratore alieno vedendo tutte le nostre attuali e spesso stupide divisioni, ci considererebbe una razza di immaturi.

Ma io credo che possiamo crescere e diventare adulti, dando anche un nostro prezioso contributo al cammino che percorre l’universo.

Sempre che’, ovviamente non ci distruggiamo prima a causa della nostra adolescenziale immaturità in una guerra nucleare.

Fare in modo che si realizzi l’opzione migliore e non quella peggiore è responsabilità di ognuno di noi, che per quanto può non si deve radicalizzare su nessuna posizione, ma avere lo spessore di chiedersi sempre il perché delle cose e quando necessario, anche avere il coraggio di mettersi in discussione, per addivenire a nuove e superiori consapevolezze.

Ermanno Cavallini

per favorire il divenire verso un mondo migliore ecco un libro pensato allo scopo :

Il capitalismo a doppia valvola di sicurezza. Una proposta per il mondo migliore

Ecco i motivi perchè anche io che ho il greenpass lotto perche sia abolito e sento il dovere di dirlo pubblicamente.

Ci sono molti motivi per cui si può essere contrari al greenpass, alcuni di ordine medico (ad esempio gli effetti avversi sul lungo periodo ed altri), altri legati di tipo statistico ( con l’attuale percentuale di vaccinati comunque si raggiunge una ragionevole immunità di gregge); altri ancora di ordine giuridico e perfino costituzionale.

Riconosco a queste motivazioni delle validità che meritano, come minimo, un rinvio per permettere ulteriori approfondimenti e dibattiti. Ma con questo articolo voglio esplorare anche un altro motivo, meno indagato ma, a mio avviso non meno importante.

il vero motivo per cui io personalmente mi oppongo al green pass (pur avendo dovuto vaccinarmi per poter lavorare) è un altro, e vado a spiegarlo pubblicamente perche ritengo che abbia una altissima valenza strategica, non solo per noi, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli.

Sappiamo tutti che la tecnologia oggi permette di abbattere le ore di lavoro umano a una piccola frazione del passato per la maggior parte dei beni di consumo; e sappiamo anche che la tecnologia oggi offre stumenti a qualunque tipo di élites sul controllo delle masse che mai erano stati anche solo pensabili nel passato.

Già questi soli due elementi ci suggeriscono quanto per costruire un mondo migliore sia necessario che ogni tipo di élites o figura di responsabilità oggi debba essere messa, paradossalmente anche per suo stesso interesse, sotto il controllo incrociato pubblico.

Più una persona assume potere in qualunque campo più è necessario che il suo operato sia, in tempo reale, sottoposto ad una verifica incrociata, non solo da organi eventualmente preposti (che comunque sono necessari) ma anche da quella parte di comuni cittadini che volessero liberamente interessarsi e controllare che tutto sia fatto nell’interesse della collettività.

Questo meccanismo tra l’altro è quello che la tecnologia già utilizza in molti sistemi che controllano la complessità. A solo titolo di esempio vi propongo i 5 computer dello space shuttle che durante le fasi “critiche” (lancio e atterraggio), lavorano assolutamente in modo parallelo, eseguono cioè gli stessi calcoli: ricevono le stesse informazioni e sono sincronizzati 440 volte al secondo. Per superare gli errori del software, le decisioni sono prese a maggioranza quando c’è discrepanza tra i risultati.

A dire il vero la navetta spaziale è ormai obsoleta ed esistono sistemi di guida molto più sofisticati, per ogni tipo di mezzo; ma tutti basano il loro successo nel prendere decisioni in un contesto di “sistema complesso” (quale è la realtà), sul concetto base secondo cui il sistema che prende decisioni è continuamente controllato e, all’occorrenza, corretto da tantissimi altri sistemi.

Questo è ciò che serve anche in ambiente sociale e di governo per costruire nel continuo divenire, un mondo migliore.

Purtoppo il greenpass va nella direzione diametralmente opposta a questo, ed il motivo è che pone le basi di un sistema per cui i molti potranno essere controllati da poche élites senza nessun reale controllo da parte delle masse.

Questo oltre che immorale, è pericoloso, non solo per le masse, ma anche per le élites stesse che sarebbero facile preda della sindrome Hubris e perfino per l’umanità come specie, che vedrebbe aumentato, a mio avviso, il rischio di estinzione per guerra nucleare o batteriologica, scatenata da poche élites uscite di senno a causa del loro eccessivo potere, senza il correttivo del controllo popolare.

No Green pass supporters during a demonstration in Piazza del Popolo, in Rome, Italy, 27 July 2021. ANSA/GIUSEPPE LAMI

E’ chiaro che in questo contesto, ogni cittadino ha il dovere anche verso gli altri suoi simili di elevare il suo livello di comprensione e consapevolezza della realtà, se non altro perche è parte di un sistema decisionale distribuito che deve garantire decisioni di qualità, continuamente tarate sul mutare degli eventi e dei contesti.

Ma se oggi accettiamo il greenpass, apriamo la strada a una schedatura di massa solo in parte già esistente e creiamo i presupposti reali perche élites , anche molto ristrette, possano con strumenti tecnologici inediti nella storia umana, contollare masse enormi di persone a loro asservite.

Riassumendo la lotta oggi, non è solo contro gli aspetti più immediati ed evidenti e limitanti del greenpass (che pure esistono e sono reali) ma per scongiurare un futuro involuto di dittatura apparentemente morbida e per invece far decollare un reale meccanismo di “intelligenza collettiva” che ha un potenziale di crescita economica e culturale immensamente superiore.

Esorto chi non volesse lottare per se stesso, almeno di lottare per il futuro dei nostri figli.

A completamento, per chi volesse approfondire ulteriormente, vi segnalo al link un piccolo libro pensato espressamente per spiegare in modo semplice dinamiche sociali in realtà complesse, ma cruciali per la costruzione del nostro prossimo futuro.

http://www.nuovorientamentoculturale.it/wp-content/uploads/2017/01/CADVS-shareware-vers-1_41.pdf

Ermanno Cavallini

Green pass si o no ? ma soprattutto, con quale tipo di confronto?

Le notizie di questi giorni ci propongono una sorta di lotta anche psicologica tra i sostenitori e i contrari al green pass, riflettiamoci un attimo insieme andando oltre le banalità e le apparenze.

Da un lato abbiamo chi crede intensamente che il green pass sia giusto e colpevolizza guasi quale fosse un untore chi ne è contrario. Dall’altro abbiamo altri che credono altrettanto intensamente che il Green pass sia un abuso autoritaristico e quindi pensano di lottare per una giusta causa.

Entrambi gli estremismi “hanno bisogno” di credersi nel giusto, perche altrimenti vedrebbero crollare un pilasto su cui hanno basato la loro visione del mondo e quindi il loro equilibrio psicologico interno. Questa forza apparente è in realta una fragilità e un contrappeso ad una fragilità psicologica interna spesso nascosta in profondità.

E’ esattamente questo meccanismo di difesa (a volte anche inconscia) di un equilibrio psicologico interno che accende le passioni e crea divisioni che a volte vanno oltre ogni logica.

Esiste poi una parte di persone più equilibrate che non avendo degli schemi mentali di riferimento cosi riglidi, sono in grado di porsi domande e anche , fino ad un certo punto, mettersi in discussione. Sono questi la parte migliore del paese, quella su cui poggia la mia speranza di costruire un mondo migliore.

Sinceramente penso che delle persone che si chiedano sempre il perchè delle cose siano migliori, al fine della costruzione di un mondo migliore, di chi pensa di aver capito tutto.

Anche pensando all’azione di governo delle istituzioni, non è bene , nemmeno per queste ultime, avere dei servitori ciechi e acritici. Rischierebbero di soffrire della stessa dinamica del “re nudo” ed essere indotte in clamorosi errori.

D’altra parte, nemmeno chi e sempre contro è utile, se non altro perche finisce per essere respinto a priori, e che abbia torto o ragione, finisce per non influire in alcun modo sul divenire delle cose e sulle scelte fatte.

Forse la giusta via sta nel rispettare le leggi e le istituzioni , ma assolutamente mai in modo cieco e esercitando anche pubblicamente verso di esse i dubbi che gli venissero da dento. Questa necessità non puo maiessere negata da qualunque stato voglia pensarsi democratico.

Le istituzioni infatti se da un lato hanno bisogno di essere obbedi te e rispettate , dall’altro hanno un bisogno fisiologico di essere messe continuamente in discussione , sia pure in modo tassativamente pacifico. Questa continua messa in discussione non violenta permette di attivare una sorta di brinstorming allargato o processo di intelligenza collettiva , che se pur faticoso, finisce per restituire una qualita delle decisione prese che è la piu alta possibile di fronte alla complessità della realtà.

In conclusione la legge e le istituzioni vanno contemposaneamente obbedite perche per quanto imperfette, non abbiamo niente di meglio per sostituire, e messe contemporaneamente in discussione per permettergli quel continuo aggiornamento e correzione di rotta che serve per non naufragare nel mare del continuo divenire della realtà.

Per adesso mi fermo qui in questo stimolo pubblico di riflessione.

Ermanno Cavallini

LA MIGLIOR REAZIONE POSSIBILE ALLA CRISI.

Non solo in italia, ma un po in tutto il mondo di cultura occidentale si registrano, mano a mano che la situazione della pandemia peggiora, dimostrazioni contro le misure di contenimento sanitario. Queste proteste non sempre pacifiche, talvolta purtroppo sfociano in violenza e vandalismi a volte talmente coordinati, da far sospettare una regia occulta da parte delle varie malavite organizzate locali.

Ovviamente, qualunque tipo di malavita organizzata vede un brusco calo dei suoi introiti in caso di lockdown. Spaccio di droga, prostituzione e raket delle estorsioni, non possono prosperare quando le persone sono bloccate in casa. E’ normale quindi che la malavita tenda a proteggere i suoi traffici, anche a costo di qualche morto tra le sue fila a cui non dà molta importanza. Questo perché il camorrista o il mafioso ha un orizzonte mentale che predilige il ritorno economico e di potere a breve, piuttosto che una alta qualità della vita a medio/lungo termine. Le statistiche dimostrano, infatti, che l’aspettativa di vita tra queste persone è assai più bassa che nel resto della popolazione.

Una reazione al blocco sanitario quindi è molto prevedibile da parte di queste organizzazioni criminali. Quello su cui invece dobbiamo riflettere è il modo di pensare di quella parte di comuni cittadini che si oppongono alle misure di contenimento sanitario.

Vien da chiedersi cosa stia in cima alla loro scala di valori: un tornaconto personale a breve o una più alta qualita della vita raggiungibile se si lotta tutti in una stessa direzione?

Per spiegare comportamenti altrimenti inspiegabili ed autolesionisti, dobbiamo ricorrere al concetto di “schema mentale di riferimento”. Questo è un ancoraggio mentale, costituito da una forte semplificazione della realtà intorno all’idividuo. Una semplificazione che, se da un lato garantisce vantaggi a breve come la capacità decisionale e la fiducia in se stessi che scaccia l’ansia, dall’altro può condurre a fare tragici errori di valutazione.

La questione è anche riassumibile in quanto è ampia la visione d’insieme della società di un individuo, o di quanto invece egli sia concentrato su se stesso e non percepisca l’importanza fondamentale della società intorno a sé.

Questa riflessione diventa veramente centrale, in un momento inedito nella storia dell’umanità, in cui la quarta rivoluzione industriale, con il suo abbassamento di ore-uomo, per la produzione di ogni bene o servizio, rischia di creare una massa enorme di emarginati sistemici, invece del benessere diffuso che al contrario sarebbe certamente possibile.

Il problema in fondo non è tecnologico ma piuttosto di una dinamica psicologica di massa che rimane ancorrata a “schemi mentali di riferimento” ormai divenuti obsoleti.

La tecnologia realizza quello che l’uomo vuole, il problema semmai è cosa venga proposto come desiderabile per la realizzazione del cittadino medio e quindi determini le realizzazioni effettive della tecnologia.

Tutto ciò che può costruire, può anche distruggere, non lo dimentichiamo mai: dipende da noi come utilizzare la scienza e la tecnologia moderna.

Il primo passo per uscire da questo empasse attuale che ci fa prendere decisioni sbagliate, consiste nell’ammettere a noi stessi che ognuno di noi , senza eccezioni, prende le sue decisioni adottando uno “schema mentale di riferimento” che altri non è che una forte semplificazione della realtà intorno a noi. Naturalmente persone diverse assumono “ancoraggi psicologici” molto diversi, sintetizzando forse in modo eccessivo , ma per semplicità di trattazione, possiamo dire che chi mette al centro l’interesse personale tende a considerarsi di a destra e chi l’interesse collettivo invece di sinistra.

La realtà delle cose però è assai più articolata di quello che ci piacerebbe pensare e interesse individuale e collettivo debbono essere attentamente bilanciati , se non altro, perché alla lunga l’interesse collettivo diventa anche quello personale, e la mancanza di libertà individuale danneggia i processi di intelligenza collettiva.

A poco serve tenere aperto il proprio ristorante e preservare la propria fonte di reddito , se poco dopo ti ammali e muori. D’altronde nemmeno è pensabile che un’ampia fascia della popolazione sia ridotta in povertà per permettere a tutti – e quindi anche ai benestanti – di preservare la propria salute. Siamo tutti legati, ci piaccia o meno, e la pandemia con le sue dinamiche ce lo ricorda ogni giorno.

Scrive Albert Einstein: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.

Se quello che il grande scienziato propone è vero , allora adesso, proprio nel mezzo di questa terribile crisi, abbiamo una formidabile opportunità di progresso.

Risulta evidente, perfino al più sprovveduto, che qualunque misura di sostegno ad un reddito crollato a causa delle chiusure, come è concepito oggi, lascerà inevitabilmente milioni di famiglie distrutte e una minoranza di approfittatori che percepiranno aiuti di cui non avevano reale bisogno.

La soluzione sta nel convertire queste misure “ad categoria” in un vero reddito universale di base quantificabile intorno agli 800 euro per ogni persona maggiorenne. Questo costituirà una rete di salvataggio per tutti i numerosissimi casi che rimangono esclusi dai sussidi , comunque insufficienti, oggi previsti.

Ovviamente qesta “prima valvola di sicurezza” comporta un esborso di denaro che da qualche parte vanno pur presi, in quanto perfino la stampa di cartamoneta dal nulla (che è il caso più estremo) , anche se fosse possibile, alla lunga ci precipiterebbe in una inflazione distruttiva simile a quella che vediamo in Venezuela, o abbiamo visto in Argentina e in molti altri casi registrati nella storia moderna.

Da 800 euro del reddito universale, si dovrebbe passare ad una zona franca fino ad un reddito di 1000 euro, in cui il cittadino non paga tasse se avvia una attività imprenditoriale, soprattutto se questo è un lavoratore autonomo a partita Iva.

Questa “zona franca” avrebbe lo scopo di incentivare la piccola e media imprenditoria, vera spina dorsale di una economia reale sana.

Oltre un reddito di 1000 euro al mese si applicherebbe, invece, una tassazione progressiva e precalcolata ogni anno in sede di legge di bilancio, con andamento non lineare ma esponenziale, fino a giungere con un semplice calcolo matematico ad una “seconda valvola di sicurezza” dove tutto l’eccedente viene lasciato allo Stato sia per i servizi che normalmente fornisce, sia per finanziare la “prima valvola di sicurezza” o reddito minimo universale.

Naturalmente, la “seconda valvola di sicurezza” dovrebbe essere sufficientemente alta da non demotivare il mondo dell’imprenditoria: da diversi calcoli fatti e per l’attuale gettito fiscale, questo “reddito massimo socialmente sostenibile” potrebbe aggirarsi per il primo anno di applicazione, intorno a 40 volte la soglia di minima tassazione e cioè, nell’ipotesi prima descritta, 40.000 euro al mese.

Questo sarebbe solo ed esclusivamente per il primo anno di lancio, in quanto in seguito un semplice calcolo matematico, ogni anno in occasione della finanziaria, farebbe alzare o abbassare questo valore fino ad ottenere automaticamente il pareggio di bilancio.

A molti lettori attenti, non sfuggirà che con questo metodo, lo Stato non avrebbe più necessità di emettere titoli di debito (che ad oggi costituiscono circa un quinto delle tasse che ognuno di noi paga) , evitando quindi il “drenaggio di valore” che oggi avviene dalle pubbliche casse verso un mercato finanziario speculativo, in realtà in mano a una ristretta minoranza di soggetti estremamente ricchi e potenti.

Questa proposta al di la dell’aspetto economico genererebbe, per effetto domino, molte altre conseguenze riequilibranti, come una diminuzione (ma non un azzeramento) della competizione a favore di un aumento dell’aspetto collaborativo tra i cittadini.

Questa proposta è condensata nella teoria economica e sociale del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza” la cui sintetica guda di riferimento è acquistabile in forma cartacea su Amazon o altri siti online (vengono stampate solo le copie acquistate per minor impatto ambientale) oppure scaricabile in modo gratuito o ad offerta in pdf al seguente link:

Ermanno Cavallini

presidente ass. Nuovo orientamento culturale

La pandemia ci spinge oggi, ad avere il coraggio di assumerci la responsabilità delle nostre scelte.

Qualcuno ha detto che la pandemia è democratica e colpisce tutti allo stesso modo. Certo è che quello che è nella nostra quotidiana esperienza, ci insegna in modo doloroso che il mondo ormai è sempre più strettamente interconnesso. E questo sia nel bene che nel male. Forse è giunta l’ora di prendere coscienza, tutti, che il nostro benessere deriva più dal buon funzionamento della società che dai pur rilevanti talenti personali. Talenti che, non lo scordiamo mai, non potrebbero essere espressi senza l’esistenza stessa di una società complessa intorno a noi. E’ giunta l’ora di non perseguire più gli eccessi edonistici ma un sano e dinamico equilibrio vitale nella nostra società, in tutte le sue componenti. Dobbiamo ridurre (ma non azzerare) la competizione e favorire la collaborazione con misure anche strutturali. Misure che realizzino una maggiore redistribuzione delle risorse in modo che anche in tempo di corona virus nessuno sia lasciato indietro, ma anche che ognuno possa dare il suo contributo al progresso collettivo.

Che siamo tutti (anche se in misura diversa) vittima di pochissimi straricchi che, dietro le quinte, plagiano il sistema, come qualcuno lo ha capito bene e da tempo; ma questo non esclude che anche noi comuni cittadini abbiamo la nostra parte di responsabilità per come va il mondo.

Francamente mi sembra che in troppi non abbiano ancora capito che il reddito delle persone fisiche deve avere un limite di “sostenibilità sociale”. Quelle che purtroppo, molti ritengono ancora “giuste aspirazioni umane ad arricchirsi”, in qualunque società complessa ben funzionante, devono avere un limite, seppure adeguatamente alto e dinamico. L’avidità – o la parsimonia, come qualcuno ama chiamarla – ha un ruolo utile solo se viene esercitata entro certi limiti, altrimenti crea danno e si rischia di fare la fine dell’avaro di Molière.

light bulbs sketched on chalkboard Many small ideas make a big one

Mi spiego meglio, con un esempio volutamente estremo. Anche farsi giustizia da soli sarebbe una “giusta aspirazione umana” o comunque un impulso fondamentale dell’uomo. Ciò non dimeno è evidente che deve essere limitata, altrimenti avremmo il crollo di qualunque società complessa. E’ per questo che perfino nelle peggiori dittature, esiste il divieto all’omicidio e la giustizia deve , giustamente, essere gestita non dal singolo ma dalla polizia, dalla magistratura e dal sistema carcerario. Analogamente, anche il reddito personale deve avere un limite, coincidente con il limite in cui si rischia di passare dal benessere del singolo alla sua capacità manipolativa del prossimo e, nei casi peggiori, anche di governi e istituzioni.

Mettere un limite al reddito -se pure sufficeintemente alto da non danneggiare l’imprenditoria piccola e media e con un meccanismo dinamico legato al pareggio di bilancio dello stato – creerebbe un effetto a catena per cui , spontaneamente si disgregherebbero anche i grandissimi capitali, non più capaci di garantire, come oggi, ulteriore reddito. Si spezzerebbe quindi la spirale (ampiamente documentata da tanti economisti, tra cui Picketty con la monumentale opera ” Il capitale nel XXI secolo ” ) per cui chi è ricco tende a diventare ancora più ricco e si diminuirebbe, quindi, la competizione esasperata, aumentando invece la collaborazione.

Invito tutti quelli che credono in questo concetto a scaricare, leggere e far leggere una copia gratuita del libro, che illustra in maniera molto facile e sintetica la nuova teoria economica e Sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” .

Clicca qui per scaricare gratuitamente il libro (costo in libreria 12 euro)

Una nuova proposta culturale e politica che, elevandosi dal concetto convenzionale di destra e sinistra , offre una necessaria visione d’insieme delle profonde interrelazioni che la nostra società presenta in modo, ogni giorno, sempre crescente.

Al momento, la migliore speranza per un cambiamento davvero sistemico e non di facciata. Una soluzione in fondo anche facile, per costruire davvero un mondo migliore per tutti.

Con profondo rispetto .

Ermanno Cavallini

UNA PROPOSTA PER CONTRASTARE EFFICACEMENTE L’EMERGENZA CORONA-VIRUS

In questo momento è indispensabile che giungano ai cittadini, rinchiusi nelle loro case a causa della quarantena, fondi sufficienti a garantire una vita dignitosa. Se questo non avverrà, andremo incontro a gravi problemi di ordine pubblico, su cui soffieranno anche le varie forme di malavita organizzata. I primi accenni di questo, li possiamo già vedere nei blindati della polizia che devono presidiare i supermercati di alcune città del sud Italia.

Ma dove prendere questa ingentissima massa di denaro, senza creare un problema di debito pubblico talmente grande da schiacciarci drammaticamente negli anni a venire? La soluzione consiste nel chiedere all’ Europa di modificare le regole con cui, già oggi, viene stampato denaro senza alcun sottostante.

E’ noto che, ormai dall’abbandono del “Gold Standard” negli anni 70′, gran parte delle monete ufficiali, tra cui anche l’euro e il dollaro, vengono in pratica stampate da zero, senza alcuna contropartita in oro o altri beni a garantirne il valore. Il valore di queste monete è garantito, in pratica, solo dal fatto che gli Stati le usano per riscuotere le tasse dai cittadini. Questo, per effetto a catena, le rende convenienti da accettare per tutti.

Ma attualmente, gli euro che la BCE stampa da zero, anche in enormi quantità (vedi il famoso bazooka di Draghi), non viene dato ai governi per far fronte alle necessità dei cittadini, ma viene invece dato alle banche per prestarli , generando a catena un interesse che si tramuta in “drenaggio di valore”, dall’economia reale verso quella finanziario-speculativa, che non è altro poi, in prevalenza, che il mondo delle borse finanziarie.

Oggi, in questo stato di emergenza, occorre modificare questo meccanismo e fare in modo che i nuovi euro generati non passino più dalla finanza, ma vadano, attraverso i governi, direttamente nelle tasche dei cittadini, per evitare disastri ancora più grandi.

La proposta che rilanciamo anche in questo articolo, è che il governo italiano chieda

all’Europa questo cambiamento di regole. Se questo non dovesse realizzarsi, esiste la possibilità, per il governo italiano, di emettere dei buoni in varia forma (minibond, certificati di credito fiscale, mini-titoli al portatore etc.) stampati in forma di banconote. La storia insegna che se accettati in pagamento di tasse e bollette, funzionerebbero egregiamente a beneficio dell’economia reale.

In questo momento dobbiamo privilegiare l’economia reale, anche per dare, nell’immediato, gli strumenti ai cittadini per rispettare bene la quarantena e quindi accellerare il processo di guarigione collettivo. Ci sarà poi un periodo di 3, 4, 5 o forse anche 6 mesi dopo il “cessato pericolo sanitario” in cui si dovrà far ripartire l’economia reale, il che non permetterà di sostenere l’attuale “drenaggio di valore” che la finanza speculativa compie sull’economia reale.

Molti comuni cittadini purtroppo non sono consapevoli che, attualmente, meno di un decimo dell’intera massa monetaria esistente circola nell’economia reale. Questo non è più sostenibile in uno stato di emergenza come quello attuale. Tra le misure che proponiamo, la chiusura delle borse fino a fine emergenza, questo sempre per evitare i drenaggi di valore causati dalla speculazione finanziaria.

Infine, lanciamo un appello a tutti i comuni cittadini sufficientemente consapevoli che si trovassero d’accordo con questa proposta, a rilanciarla con ogni mezzo verso altri comuni cittadini a cominciare dai propri familiari, amici e colleghi. Questo perché anche il migliore dei governi, senza una adeguata “massa critica” di sostegno popolare, non potrà portare avanti queste fondamentali misure di contenimento dell’emergenza.

Quindi, in definitiva, dipende tutto da noi, da ciascuno di noi, comuni cittadini che stiamo leggendo in questo momento.

Se il passa parola sarà efficace e condurrà a raggiungere la sufficiente “massa critica” minima, necessaria perché questi provvedimenti diventino realtà, allora tutto andrà bene; ma se questo non avverrà, temiamo che il dopo corona-virus possa concretizzarsi in una terribile crisi finanziaria molto superiore a quelle purtroppo già conosciute in passato.

A noi, se fare un passo avanti o uno, terribile, indietro.

Ermanno Cavallini

UN GIORNO DI LAVORO AL TEMPO DELLA QUARANTENA COVID 19

Oggi 24 marzo 2020 per lavoro, ho dovuto percorrere circa 200 km tra autostrada e percorsi cittadini in un Italia che si stenta a riconoscere. Il mio lavoro di operatore del pronto intervento sociale, mi costringe a guidare con guanti e mascherina, il che complica non poco la guida. Se non si pone una particolare attenzione la mascherina ti appanna gli occhiali e i guanti in lattice rendono la presa del volante meno salda. Ma in auto avevo dei soggetti a rischio, per di più alcuni minori, e questo ovviamente, rende ancor più intransigenti sulle misure, non solo di protezione mia, ma soprattutto di protezione dei trasportati; Questo nell’ipotesi che anche io fossi inconsapevolmente uno dei tanti positivi asintomatici esistenti sul territorio.

Tra i vari negozi, aperte solo farmacie supermercati e le tabaccherie. In giro per le strade spettrali solo furgoni delle squadre di manutenzione, camion e pattuglie delle forze dell’ordine. Al ritorno, mi fermo in un autogrill per andare in bagno e lo trovo surreale con il ristorante chiuso, un unica barista che ti serve il caffè da ben oltre un metro con bicchierini di carta passati esattamente sulla X rossa tracciata sul grande bancone ora spoglio; nel grande locale normalmente affollato, solo due persone. In una autostrada praticamente vuota, corrono quasi esclusivamente, grossi camion a lunga percorrenza. Sono immagini che sembrano di un film distopico.

Tutto questo, a parte gli oggettivi problemi sanitari, ha l’effetto di un sonoro schiaffo a molte nostre certezze di solo un mese fa. Ma forse, penso, quando sarà finita, sarà anche l’occasione per ripartire su nuove basi. L’enorme debito pubblico che non solo il nostro paese sta incrementando, per fronteggiare per le spese eccezionali, in qualche modo porrà un nuovo problema a livello europeo e mondiale che dovrà essere risolto in vari modi possibili.

Come sarà possibile restituire tutti i miliardi necessari a fronteggiare la crisi? Forse solo cambiando sistema e introducendo dei correttivi, in una economia ultra competitiva e scarsamente collaborativa che vede, oggi, arrivare al pettine molti dei suoi nodi.

Forse questa sarà l’occasione per far conoscere e poi applicare una nuova teoria economica e sociale che io e la mia associazione portiamo avanti ormai da un 2016 che sembra lontanissimo nel tempo. Un’idea, in fondo, semplice, che potrebbe veramente risolvere la situazione e contribuire a creare un mondo davvero migliore per tutti.

Cari amici, permettetemi in questa occasione, di farvi dono di una copia in PDF del piccolo libro dal taglio volutamente divulgativo che la descrive:

Clicca qui per scaricare gratuitamente il libro:

Un caro saluto a tutti e un incoraggiamento reciproco per far fronte alle innegabili difficoltà.

Ermanno Cavallini

COME È POSSIBILE AZZERARE IL DEBITO PUBBLICO NONOSTANTE LA CRISI DA COVID 19

Mentre scrivo impazza la quarantena da COVID 19; in occasione di questa il governo inevitabilmente genererà, per le misure di emergenza, un supplemento di debito pubblico, che di conseguenza raggiungerà soglie mai viste in Italia fino ad oggi. E’ importante, di conseguenza, cercare fin da oggi di capire che ricadute negative ci potrebbero essere e come disinnescarle nel modo più efficiente giocando, se possibile, d’anticipo.

E’ noto che il debito pubblico corrisponde, in sostanza, alla cifra che manca , ogni anno, al bilancio dello stato per finire in pareggio. Questa somma viene fornita emettendo titoli di stato. Ma una parte dei costi, che uno stato deve sostenere, sono anche gli interessi sui titoli di stato emessi. Questi titoli inoltre vengono venduti e scambiati nelle borse come altre merci, alzando e abbassando quindi il loro prezzo in funzione delle dinamiche di mercato.

Da tutto questo ne consegue che circa un quinto di tutti i costi, che un governo deve pagare in un anno, sono dovuti alla somma delle restituzioni e degli interessi dei titoli emessi precedentemente. In altre parole, potremmo dire che per ogni 5 euro di tasse pagate da ogni cittadino ogni anno, uno va ai mercati finanziari. Mercati che sono composti solo in minima parte da piccoli investitori della stessa nazione che genera il debito. Per la maggior parte i mercati, che assorbono questi ingenti fondi, sono composti da fondi di investimento, banche o altri soggetti dietro cui si nascondono poche centinaia di migliaia di grandi ricchi dell’intero globo (intorno all’0,01% della popolazione mondiale). Questi grandi players, usano come scudo umano i piccoli investitori per ottenere consenso e far passare norme e regole che avvantaggiano il mercato, in realtà da loro maggiormente composto. Ecco come intere nazioni sono da tempo divenute fonte di “drenaggio di valore” da parte di relativamente pochi soggetti ricchissimi.

Essendo un meccanismo indiretto, questo non è chiaro purtroppo a molte persone, che finiscono alla fine per battersi, inconsapevolmente, a favore di questo “drenaggio di valore” operato attraverso i mercati dallo 0,01% di ricchissimi .

Con l’avanzare della tecnologia, la componente di lavoro umano per produrre ogni bene o servizio si abbassa ogni giorno. Questo fa si che si possa produrre tutto quello che serve, senza che sia più necessario lo stesso numero di ore di lavoro umano che ci voleva prima. Questa dinamica, che dovrebbe determinare vantaggi, paradossalmente invece, in presenza del “drenaggio di valore” sopra descritto, rischia di non generare solo un maggiore benessere condiviso, ma, se non metteremo dei limiti , anche e soprattutto una ulteriore concentrazione di potere nelle mani di pochi grandi ricchi che, lo ricordo, nessuno ha eletto a esercitare questo enorme, crescente e condizionante potere verso interi stati.

Per disinnescare questa pericolosa dinamica, la teoria del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” propone di diminuire gradualmente, in 10 anni, l’emissione di questi titoli di stato. Per ogni anno, dall’eventuale adozione del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, un decimo del debito rimanente durante il conteggio della finanziaria, invece che essere, come oggi, fornito dall’emissione di ulteriori titoli di stato che poi portano anche nuovo debito, sarà invece fornita da un momentaneo abbassamento della “seconda valvola di sicurezza” che è in definitiva un tetto massimo ai guadagni delle persone fisiche e delle società con personalità giuridica.

Così si ridurrà progressivamente il debito pubblico e, alla fine dei 10 anni, rimarrà di esso da pagare solo gli interessi sui titoli di stato in scadenza successiva. Per poi ridurre a zero anche questi, con lo stesso metodo in pochi anni.

Questo, oltre che far diminuire le tasse di un quinto netto per ogni cittadino, costituirà anche una valida motivazione per spingere l’intera classe dirigente a compiere scelte che non vadano più nel prevalente interesse personale ma, in maniera paritaria, anche nell’interesse dei conti dello Stato da cui dipende, appunto, la “seconda valvola di sicurezza” e quindi il tetto massimo che i loro guadagni potrà raggiungere.

Come alla fine di ogni nostro articolo, offro in omaggio ai nostri lettori, una copia del piccolo libro che illustra la nuova teoria economica e sociale del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti:

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Ermanno Cavallini

L’ esperimento di moneta complementare locale di Fano, i “BILLI”

Nel 2012 mi trovavo ad essere presidente dell’associazione disoccupati provinciale, come tale, strinsi una collaborazione con la cooperativa Gerico di Fano.

Con questa cooperativa abbiamo fatto un esperimento , pienamente riuscito, di moneta complementare locale. I nostri disoccupati, presidente in testa, lavoravano da braccianti agricoli a chiamata , nella rete di piccoli produttori agricoli che riforniva la Gerico che aveva a sua volta, un supermercato di generi alimentari biologici e a km zero.

In breve i disoccupati venivano pagati regolarmente, ma poi liberamente ricompravano con metà dello stipendio ricevuto ( il presidente per dare l’esempio il 100%) , altrettanti buoni pasto della cooperativa, spendibili presso il loro supermercato. in due anni di funzionamento sono stati stampati 200 “buoni pasto” aventi modi di funzionamento che in pratica li facevano diventare una moneta complementare locale.

il valore era di 10 euro per ogni buono da 10 “billi” .

Dopo una prima fase in cui la gente era scettica e grazie a una discreta campagna mediatica, in breve anche soggetti terzi (parrucchiere, giardinieri etc..) accettavano i buoni in pagamento; in quel momento il “buono pasto ” diventava una vera moneta complementare locale.

I buoni avevano una velocità di circolazione molto alta e venivano comprati alla cassa della cooperativa anche per fare regali di compleanno e vari. In breve sono apparsi i primi falsari, tanto che abbiamo dovuto numerare e punzonare ogni singolo buono circolante.

Abbiamo avuto anche dei controlli della guardia di finanza, che hanno confermato come se pur di poco , fossimo nella piena legalità.

Da considerare che con soli 2000 “billi” circolanti, si riusciva a sostenere tre posti di bracciante agricolo a chiamata (circa 500 euro al mese) , e questo grazie alla veloce circolazione nell’economia reale.

Dopo due anni , la fase 2 prevedeva la stampa di un valore equivalente a 2 milioni di euro, ma la sola cooperativa non si è sentita di impegnarsi per un tale livello, richiedendo di coinvolgere almeno altre 20 aziende locali nell’esperimento. Le aziende non si sono trovate e l’esperimento dopo 2 anni e mezzo si è concluso.

L’insegnamento che personalmente ho appreso da questa esperienza è che la sola moneta non basta, è necessario disinnescare la funzione di “drenaggio di valore” presente nella attuale moneta di stato.

Questo perché l’euro ( e ogni altra moneta di stato oggi esistente) non è più vincolato ad un corrispettivo in oro ne ad altro tipo di valore reale.

Proprio per questo è nata la teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che risolve in maniera molto migliore il problema di mettere l’economia al servizio dell’uomo. Il mettere due “valvole di sicurezza” infatti non è che un innesco per operare attraverso una serie di meccanismi a catena una trasformazione dell’economia ( e del modo di pensare) , spostandone il focus dal livello di ricchezza al livello di benessere.

Come alla fine di ogni nostro articolo, offro in omaggio ai nostri lettori, una copia del piccolo libro che illustra la nuova teoria economica e sociale che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti:

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Ermanno Cavallini

LE PROSPETTIVE CHE CI ASPETTANO DOPO IL CORONA-VIRUS

Molti si chiedono come cambierà il nostro mondo dopo l’esperienza del COVID-19, probabilmente non è possibile prevederlo con esattezza, perché la realtà in cui viviamo è diventata, sempre di più, un “sistema complesso” in cui le nazioni del mondo sono sempre più fittamente interconnesse e quindi interdipendenti. Ma alcune considerazioni hanno comunque una loro validità, tra cui quella per cui, una volta passata l’emergenza, ci si concentrerà ancora di più a capire l’origine e le eventuali responsabilità che stanno dietro a questa pandemia, e come ripensare la nostra economia per evitare i guai di oggi.

Tralasciando le tesi per cui la pandemia sia stata volutamente seminata per motivi competitivi (possibile ma, ad oggi, non provata), è, comunque, interessante riflettere insieme su quale logica e quale etica ci sia dietro alle scelte fatte dai diversi paesi nella lotta a questo contagio.

L’ Inghilterra, come in una certa misura gli Stati Uniti, ad esempio, stanno seguendo una strategia che prevede un più alto numero di morti nella popolazione, in favore di una maggiore salvaguardia del loro vantaggio competitivo in economia.

Questa strategia è basata su una visione del mondo datata, che vede ancora la ricchezza e non il benessere come fulcro intorno a cui costruire l’economia. Credo che la leadership di questi paesi cada in un facile tranello, quello di pensare che il capitalismo di oggi possa avere la stessa funzione che ebbe il capitalismo per tutto l’800 e fino a metà 900′ . Allora, in effetti, il capitalismo motivava a produrre beni e servizi, con una benefica ricaduta sulla collettività. Ma oggi la situazione è molto diversa, la quarta rivoluzione industriale sta rendendo inutili, se non obsoleti, molti lavori e le ore di lavoro umano per bene prodotto, si sono abbattute di mille volte rispetto ai tempi d’oro del capitalismo classico. La verità è che tra poco, semplicemente, non ci sarà abbastanza lavoro per tutti. E’ necessario quindi transitare gradualmente, dalla logica del profitto a quella del benessere, da non confondere assolutamente con quella del comunismo di stampo stalinista che ha fatto i danni che la storia ci consegna.

Spostare il perno dell’economia dal massimo profitto al massimo benessere non è certo cosa banale, ma è necessaria per adattarsi al nuovo contesto che si è venuto a creare. Oggi viviamo in un mondo in cui le grandi ricchezze non vengono più prevalentemente riversate nella produzione di beni e servizi, ma, in crescente misura, nella finanza speculativa che genera masse di denaro enormi, non più connesse in alcun modo con i reali beni e servizi prodotti. Inoltre, se non mettiamo un qualche limite alla ricchezza individuale, rischiamo che i benefici del progresso tecnologico siano utilizzati più per mantenere l’agognato vantaggio competitivo che per il benessere e il progresso dell’umanità nel suo insieme.

La tecnologia, infatti, di per sé, è solo uno strumento che può essere utilizzato per fini sia positivi che negativi . Quello che è determinante è quale consapevolezza starà dietro l’uso dei nuovi strumenti tecnologici e, di certo, una logica competitiva tenderà ad aumentare lo scontro e rallentare la cooperazione e i processi di intelligenza collettiva che tanto potrebbero darci in termine di benessere condiviso.

Se, finita l’emergenza, dovesse scoprirsi che la pandemia è stata seminata per fini competitivi ad esempio, ne dovremmo trarre la conclusione che questa competizione, se pur non abolita va almeno limitata. Ci sarebbero molte altre considerazioni da fare , ma al momento mi fermo qui perché già le tesi fin qui esposte richiedono tempo per poter essere metabolizzate.

Come alla fine di ogni nostro articolo, offro in omaggio ai nostri lettori, una copia del piccolo libro che illustra la nuova teoria economica e sociale che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti:

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Ermanno Cavallini

Il ministro cinese accusa gli USA, avete portato voi il virus con gli atleti militari a ottobre a Wuhan.

Stupisce come vari telegiornali sminuiscano, per non dire tacciano le parole del portavoce cinese che, a prescindere dalla loro fondatezza, sono comunque assai rilevanti per le conseguenze future che potrebbe avere.

“Il coronavirus lo ha portato l’esercito Usa”, così la Cina accusa la leadership americana.

Zhao Lijian, portavoce del governo cinese scrive su Twitter “Gli Stati Uniti devono essere trasparenti! E devono pubblicare i loro dati! Gli Stati Uniti devono darci una spiegazione”.   All’inizio si pensava che il coronavirus fosse apparso in un mercato nella città di Wuhan. Ma nelle ultime settimane, Zhong Nanshan, un virologo cinese e veterano nella lotta contro l’epidemia di Sars del 2002-2003, ha sollevato la possibilità che la fonte del virus responsabile di Covid-19 potrebbe in realtà non essere la Cina.“

In un primo momento si era pensato addirittura si trattasse di una fake news, ma poi importanti agenzie di stampa la hanno confermata, tra cui la stessa CNN americana. Alcuni pensano che si tratti di un altra mossa mediatica dei cinesi nella lunga guerra commerciale con gli USA, ma emergono altre possibilità.

La prima è che in effetti sia vero che in Cina il virus lo abbiano portato gli atleti militari americani, ma inconsapevolmente. Questo sarebbe il frutto di una sottovalutazione delle numerose morti per influenza verificatesi proprio intorno all’ ottobre 2019 in USA, considerate per superficialità come da attribuire a “normale influenza”, da una leadership americana, colpevole in questo caso, di essere accecata da una eccessiva protezione della propria supremazia.

La seconda, assai più grave, è che il virus sia stato introdotto volontariamente, come arma biologica a basso impatto (vista la bassa mortalità) , nel tentativo di rallentare una economia cinese che molti americani vivono come aggressiva. In questo caso si accoppierebbe una mutevolezza del virus non prevista che renderebbe non solo criminalmente colpevoli ma anche estremamente stupidi, quelli che la avessero decisa.

Se la cosa ( Dio non voglia ), si dimostrasse vera inoltre, darebbe tutto diritto alla Cina, se non di scatenare una guerra, almeno di pretendere il processo di una corte internazionale per crimini contro l’umanità, di tutta la leadership responsabile, in maniera simile a quanto già fatto per i criminali di guerra o i responsabili dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale.

Alla base di ogni potesi comunque, sta una bassa consapevolezza della complessità e del’ interconnessione che oramai, nel bene e nel male, la nostra società globale ha raggiunto.

Credo che ognuno di noi anche come semplici cittadini, debba aumentare il proprio livello di consapevolezza, giungendo a capire pienamente, che solo un opportuno equilibrio tra interessi del’ individuo e della collettività può essere la giusta linea guida per il futuro dell’umanità.

A questo fine, permetteteci ancora una volta di fare dono a chi ci legge, del breve libro che descrive la nuova teoria economica e sociale per realizzare un mondo migliore, che la nostra associazione porta avanti:

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Ermanno Cavallini

Corona-virus, Una calamità ma anche una opportunità per divenire migliori.

Ora che anche qui in Italia l’emergenza sta scoppiando in tutta la sua gravità, in molti si chiedono se per il COVID-19 si poteva fare di più.

Se si sia fatto troppo o troppo poco, nessuno può dirlo con certezza e le opposte fazioni non avranno forse mai l’opportunità di confrontarsi con dei dati oggettivi.
Personalmente credo che, in un sistema complesso come la nostra società, tutto è frutto (sia nel bene che nel male) di una complessa interazione.
Interazione in cui si raggiunge un equilibrio tra esigenze diverse e a volte anche contrapposte.
E’ evidente che gran parte delle capacità di reazione a specifiche emergenze, richiedono tempo per essere sviluppate (sia in denaro che capacità professionali adatte).

Direi che la cosa migliore, come sistema paese, è mantenere una capacità minima in ogni settore, in funzione del peso che questo ha nel nostro quotidiano; poi dimensionarci seriamente per sviluppare e approfondire, nel minor tempo possibile, la risposta ad ogni possibile minaccia di volta in volta in arrivo.

Minaccia a dire il vero, estremamente varia, che va dalla guerra , alla pandemia, passando per il terremoto, il terrorismo e la crisi economica.
Questa velocità di auto-formazione e adattamento, a mio avviso, è il parametro da cui dipende la nostra massima capacità di sopravvivenza e qualità della vita.

Una importante riflessione da fare è che nessuna abilità o risorsa individuale ci blinda da ogni possibile minaccia.
E questo semplicemente perché non è oggi, in nostro potere, fronteggiare ogni possibile catastrofe che la stupidità umana o l’universo volesse inviarci.
Ad esempio, se arrivasse un asteroide abbastanza grande, non c’è un granché che obbiettivamente possiamo fare….


Ma attenti! Questo non ci esime da dover fare il massimo per quello che è oggi in nostro potere e dovere di fare! Direi anzi che questa è per noi una grande opportunità di crescita e maturazione ulteriore.

Fino a ieri la gran parte di noi dava la precedenza all’io o al sé; comunque all’aspetto individuale della nostra esistenza.

Oggi forse stiamo riscoprendo di essere come cellula vivente di un organismo molto più vasto, la collettività.

Una collettività certo complessa e a volte anche contraddittoria, ma senza la quale non potremmo avere la alta qualità della vita che sperimentiamo anche solo rispetto ai nostri bisnonni.

Possiamo dire che se all’individuo appartiene certo il talento e la voglia di lavorare, alla collettività appartiene la produzione di beni, servizi e relazioni sociali, condizioni senza le quali nessun talento o lavoro individuale potrebbe dare i suoi frutti. Da questo capiamo come l’aspetto individuale sia, oggi, intimamente connesso a quello collettivo e come anche un egoista, quando abbastanza intelligente e consapevole, non possa che volere il bene della collettività e diventi nei fatti, altruista, paradossalmente, anche solo per “egoismo illuminato”.

Sinceramente spero che alla fine di tutto questo, ci ritroveremo un poco meno individualisti e un poco più parte di qualcosa di più grande.

Ermanno Cavallini

Recensione: L’UOMO NELL’ALTO CASTELLO 4° stagione conclusiva.

Consiglio a tutti la visione di questa serie TV prodotta dagli amazon studios.

Molto valida sia come regia che per il cast degli attori , ha il suo punto di ulteriore forza nella sceneggiatura che alterna momenti di azione con altri di approfondimento introspettivo molto efficaci.

La storia ci narra di un universo parallelo che ha visto l’Asse come vincitore della seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti sono, in quel mondo, divisi tra la parte occidentale nazista, una zona neutrale e la costa orientale governata dal regime del sol levante giapponese.

Su questo sfondo si tessono le storie di diversi personaggi , appartenenti a tutte le fazioni in gioco.

Personaggi che l’evolvere degli eventi costringe spesso a considerare punti di vista molto distanti dal loro.

Il tutto è un viaggio che conduce perfino i leader delle varie fazioni dittatoriali a comprendere che la loro vita è assai misera anche se sono in posizioni di comando.

Ma la varietà sia dei personaggi che delle situazioni, ( spesso inusuali, ma sempre assolutamente verosimili) è davvero notevole e offre una “visione d’insieme” che raramente è presente in una produzione televisiva.

Il messaggio finale è che ogni soluzione “facile” è in realtà solo un ulteriore passo verso l’infelicità, sia collettiva che personale. La miglior strada sta non solo nell’accettare, ma nell’apprezzare la diversità (e in una certa misura anche i fastidi) che una società eterogenea e in continua mutazione ci offre.

E questo perché anche se non ce ne rendiamo sempre conto, gli aspetti positivi sono sempre maggiori di quelli di soluzioni più autoritarie o egoistiche.

Emblematici e profondi alcuni dialoghi come quello durante un incontro tra i due gerarchi, nazista e giapponese, quando il secondo ricorda al primo che ” i due imperi per cui adesso combattiamo, sono poco più che castelli di sabbia; solo la marea è eterna”.

E ancor più la scena finale, in cui il gerarca nazista si confronta con la moglie ed emerge il totale fallimento del motivo per cui lui aveva intrapreso quella strada di orrori celati, che era “proteggere la mia famiglia”. Una famiglia che invece ha distrutto in modo irrecuperabile.

Un ruolo importante è svolto dalla concezione di diversi universi paralleli in cui gli eventi seguono diverse strade.

Universi di solito ben divisi ma che in qualche caso, per cause mistiche o tecnologiche, permettono a vari personaggi dei passaggi dall’uno all’altro. Personaggi che possono così sperimentare come sarebbe stata la loro vita in un diverso contesto o se avessero fatto scelte differenti.

Il contatto tra il loro universo ed il nostro sta alla base della narrazione e permette di fare delle riflessioni non certo banali, rendendo tutta la storia assai verosimile.

Il messaggio finale (almeno quello che io credo di avervi visto) è che ognuno deve percorrere il suo cammino, stando ben attento a non scegliere “scorciatoie” che alla lunga lo imprigioneranno in un ruolo che lo porterà all’infelicità e a danneggiare le persone a lui care.

Personalmente trovo che sia una serie TV perfettamente in linea con la teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti.

Giudizio finale 5 stelle su cinque, ne consigliamo la visione attenta e senza distrazioni.

Ermanno Cavallini