OGNI POPOLO HA IL GOVERNO CHE SI MERITA; RIFLETTIAMO INSIEME SUI MECCANISMI DEL CONSENSO.

Mentre sto scrivendo questo articolo, il presidente della camera Roberto Fico, sta cercando di far accordare il movimento 5 stelle e il partito democratico per dare un governo al paese.

Fa riflettere che entrambe le forze politiche, in caso di accordo, potrebbero avere forti problemi con una larga parte dei loro elettori che già fanno trasparire in vario modo il loro dissenso.

Se nessun accordo capace di concretizzare una maggioranza necessaria verrà trovato, in autunno andremo a nuove elezioni.

Ma che risultato è possibile immaginare anche dai risultati di queste eventuali nuove elezioni?

A meno che una coalizione o, meglio ancora, una singola forza politica non  raggiunga il 51%, saremo in una situazione non molto diversa da quella attuale.

Credo che a questo punto noi elettori, abbiamo tutti il dovere di riflettere in modo più approfondito sul modo e le dinamiche che utilizziamo per esprimere il nostro voto.

Il primo problema è che abbiamo una massa ancora troppo grande di cittadini che non vota. Alle ultime elezioni del 4 marzo è rimasto a casa circa il 24% degli aventi diritto. Oltre 12 milioni di elettori quindi si è sottratto , quindi, al diritto/dovere di partecipare ad un processo di “intelligenza collettiva” quantomai importante per il futuro di tutti. Un mancanza che determina inevitabilmente uno spostamento degli equilibri politici, che poi, con un effetto a catena, determina a sua volta molte scelte che influenzeranno, anche pesantemente, la qualità della vita di tutti, e quindi anche quella di chi non ha votato. Sottraendosi al voto alcuni pensano di mandare un segnale di protesta, ma in realtà portano acqua al mulino di chi tenta di manipolare la politica in un senso o nell’altro.

Subito dopo viene il problema di quella parte di cittadini (affatto trascurabile) che vota con estrema leggerezza, senza informarsi a sufficienza e senza avere quindi la necessaria “visione d’insieme”.  Una visione organica delle interazioni nella nostra società , che sola, permette di cogliere meccanismi,  spesso lontani dal comune cittadino. Interazioni complesse  che inevitabilmente finiscono, prima o poi, per condizionare la qualità della vita di tutti.  A molti sfugge infatti che la nostra realtà è divenuta ormai un   “sistema complesso”  in cui economia, politica, immaginario collettivo e molti altri fattori si intrecciano fino a produrre la quantità di beni, servizi e buone relazioni sociali disponibili.

In molti è ancora molto forte, purtroppo, l’illusione che pensare a ciò che è di “immediata convenienza personale”, non determini poi effetti negativi più a lungo termine di cui in seguito anche loro saranno vittima.

Per fare un esempio, pensiamo al voto di scambio dato per ottenere o mantenere un posto pubblico, scavalcando altri candidati più efficienti e idonei al ruolo. Nell’immediato si otterrà, come individui, il posto pubblico tanto ambito, ma a lungo termine la stessa regola applicata a tutto il comparto determinerà un calo pauroso dell’efficienza dei servizi offerti, danneggiando tutti e quindi anche se stessi.

Altro deleterio effetto di questa dinamica delle “cordate di amicizie” è che nei posti chiave, non verranno tendenzialmente inseriti i più capaci ma i più “fedeli” al boss o alla cordata di amicizie del momento.

Questo paradossalmente spesso, allontana i più intelligenti e capaci dai ruoli che gli spetterebbero, per il semplice motivo che una persona troppo intelligente e capace tende a ragionare con la testa propria e ad essere nel tempo meno fedele al potente di turno che lo ha messo in quel posto. Questo meccanismo è inoltre, parte della dinamica che favorisce la corruzione ad ogni livello, di cui poi ci si lamenta come se non dipendesse, sia pur indirettamente, dal nostro voto.

Per ultimi lascio il gruppo, non meno dannoso, dei votanti faziosi a oltranza. Quelli che votano una certa forza politica a prescindere da come opera, in virtù di un malsano senso di appartenenza, solo perché cambiare il proprio “ancoraggio psicologico” ha per loro un costo troppo alto e metterebbe in crisi il loro equilibrio psicologico interno.

Questi ultimi in alcuni casi arrivano perfino a negare l’evidenza dei fatti,e questo non sempre perché poco intelligenti o incapaci, ma perché non possono accettare che alcuni dei fondamenti su cui hanno costruito buona parte della loro visione del mondo e di se stessi, non sia effettivamente valida.

Concludendo. vorrei esortare tutti noi comuni cittadini non solo a migliorarci per poter poi esprimere un voto più consapevole, ma anche ad adoperarsi, in una sorta di “volontariato culturale”, per aiutare il nostro prossimo a fare altrettanto,  contribuendo così  a migliorare anche il nostro mondo.

Per perseguire una qualità della nostra vita di singoli che, non dimentichiamolo mai, è più frutto dell’interazione di una civiltà complessa intorno a noi, che dei meriti personali pur cospicui che come singoli potremmo avere.

Ad esempio pensiamo cosa sarebbero diventati tanti grandi talenti, anche imprenditoriali, se fossero nati in una tribù primitiva, non avrebbero certo esprimere i loro talenti !

Da questo semplice ragionamento dobbiamo comprendere che solo la complessa civiltà  intorno a noi permette ai singoli di esprimere i propri talenti  e quindi dobbiamo sempre tenere ben presente che i singoli devono almeno metà del proprio successo all’esistenza di un contesto sociale in cui possono operare.

Solo migliorando il funzionamento e l’efficienza dell’intera civiltà in cui viviamo, potremo aumentare il nostro benessere personale a lungo termine.

Forse questa è la maggiore consapevolezza che dovrebbe guidare ogni cittadino quando si occupa di politica e quindi del “Bene comune”.

Ermanno Cavallini

VOLONTARIATO E STUDIO, DUE ATTIVITÀ COMPLEMENTARI PER COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE

Anche ieri come accade ogni 15 giorni,  Ermanno Cavallini come  volontario  della  associazione “Nuovo orientamento culturale”  guida un furgone che porta al magazzino dell’associazione   MO.MA.5 a Marotta di Mondolfo , oltre 100 casse di frutta e verdura che altrimenti andrebbero distrutte a causa delle regole della comunità europea sul controllo dei mercati .

Mo.MA.5 grazie ai suoi entusiasti e infaticabili volontari e volontarie, distribuisce il giorno seguente nel suo nuovo magazzino in via  Litoranea al n.317  di Marotta di Mondolfo ,  frutta,  verdura  e pane, a oltre  130 famiglie in difficoltà economica  lungo  una direttrice che segue il fiume Cesano su su, fino a Pergola, dove è in apertura un ulteriore magazzino viveri .

Il criterio seguito per le consegne è quello del modello ISEE che non deve superare i 6000 euro per famiglia.  Grande  sforzo e cura  viene posto nel garantire la tracciabilità, come richiesto dagli stessi regolamenti della comunità europea.

Ormai sono diversi anni che questa attività a sostegno della crescente fetta di cittadini italiani “impoveriti” viene svolta , eppure ci siamo resi conto che senza un parallelo e complementare lavoro di crescita culturale, questa attività pur nobile , rischia di essere solo una precaria “pezza”  alla situazione in cui moltissime famiglie pian piano stanno slittando. Ci siamo resi conto che con il solo pane  purtroppo i problemi non si risolvono.

Ecco allora che questo stesso  blog che state leggendo vuol essere un parallelo strumento  per  fornire  “stimoli di riflessione” che  aiutino a lenire il disorientamento in cui questa grande massa di ex classe media, divenuti “nuovi poveri” si trova, ma soprattutto  per  porre  i presupposti,  per costruire un mondo migliore davvero per tutti.

Non solo pane, ma anche idee nuove  e un diverso punto di vista da cui guardare il mondo per capire cosa sta realmente succedendo alla nostra società. L’importanza di Capire che dobbiamo anche cambiare le “regole del gioco”  e di conseguenza  modificare il nostro comportamento  per il futuro.

Scrivo queste righe perché sono convinto che un  cambiamento anche in un singolo uomo può portare nel tempo al cambiamento di un folto gruppo e in fine di tutta la società.

Nel frattempo oltre 400 persone in difficoltà usufruiscono di questo servizio assolutamente gratuito fatto dalla  gente per la gente, pensato perché “nessuno deve rimanere indietro” .

Non mi stancherò mai di proporre a chi fa politica ad ogni livello, di venire a “sporcarsi le mani” con le nostre attività di volontariato, in fede,  credo che acquisirebbero una maggiore “visione d’insieme” e riuscirebbero assai meglio nella loro missione.

Ermanno Cavallini

 

 

 

 

 

 

RECENSIONE : REALISMO CAPITALISTA di Mark Fisher

Un libro davvero sorprendente, in cui  Mark Fisher  mette a nudo molte dinamiche autodistruttive dell’attuale sistema capitalistico e che sfata il mito che vede come “non immaginabile” un possibile e migliore, sistema di diversa natura.

Assai lontano dall’apologia dei vecchi sistemi comunisti di stampo sovietico,  che anzi sono pesantemente criticati; questo libro evidenzia come i disturbi mentali ed i deficit di attenzione giovanili molto diffusi nelle nuove generazioni, non siano che un effetto indotto da un turbo-capitalismo senza più frontiere che di fatto costringe per una serie di meccanismi concatenati le persone verso  una vera  e propria “Isola Umana” dove si perde di vista l’aspetto sociale e sistemico della nostra intera civiltà.

Un “isola umana” in cui le persone anche inconsapevolmente si trovano rinchiuse , costrette in un orizzonte prevalentemente edonistico e teso solo alla soddisfazione di desideri personali. Desideri  che tra l’altro, corrispondono sempre meno ai bisogni realmente necessari delle persone.

Molto interessante la parte in cui l’autore trae dalla sua esperienza di insegnante nelle scuole medie superiori inglesi, la questione del deficit di attenzione che si rileva in maniera particolare  negli adolescenti e il tema della burocrazia che perdendo di vista gli scopi per cui è stata creata finisce per lavorare in gran parte solo per se stessa, spingendo operatori ed utenti in un mondo sempre più lontano dai reali bisogni delle persone.

Anche il mondo dell’azienda che riduce le persone a numeri ne esce pesantemente criticata, soprattutto nelle dinamiche sempre più diffuse dei Call Center,  che vedono operatori dalla possibilità di interazione volutamente limitata, non in grado di fornire risposte diverse da quelle delle tabelle a loro rigidamente imposte da un livello dirigenziale che mai si fa coinvolgere  dai bisogni reali dell’utente finale.

Dei Call Center che in pratica fanno lavorare l’utente tenendolo al telefono piu nell’interesse dell’azienda che dovrebbe dargli servizi che in quello di loro stessi.

In conclusione un libro assolutamente da leggere , che rafforza ulteriormente la consapevolezza di dover  ricercare i nuove soluzioni organizzative, filosofiche e politiche.

un libro e un pensiero che sembra fatto apposta per confermare la necessità di nuove teorie  economiche e sociali , come appunto quella teoria del “Bene comune” , gia  “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che porta avanti da tempo la nostra associazione.

Ermanno Cavallini

 

 

LA NECESSITA’ DI CAMBIARE LE REGOLE PER ADATTARSI AL NUOVO CONTESTO CHE SI E’ VENUTO A CREARE

Oggi viviamo in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente;  naturalmente questo ha sia aspetti positivi che negativi, ed è indubbiamente vero che questi legami non possono essere ignorati, soprattutto quando cerchiamo di mettere in atto misure per costruire un mondo migliore e, quindi, in ogni contesto “politico” inteso nel senso più alto del termine.

Purtroppo il disorientamento oggi è tale che in molti, addirittura,  non condividono nemmeno lo stesso concetto di “mondo migliore”  verso cui tendere.

Per avere un solido punto di partenza potremmo definire il concetto come la massima disponibilità, per tutti i cittadini, di beni, servizi e buone relazioni sociali. Solo la compresenza di questi tre parametri fondamentali, infatti, costituisce la base minima indispensabile per garantire la migliore qualità della vita.

Qualità della vita che, a differenza della massima ricchezza individuale oggi normalmente perseguita,  può garantire un vivere pieno e realizzato, non solo individuale ma anche collettivo.

Ma ritorniamo alle aumentate connessioni del mondo moderno e agli incrementati effetti di interazione tra le diverse sue parti: rispetto al passato il nostro benessere individuale dipende, in percentuale, assai di più dalla collettività globale che dalle condizioni più vicine alla nostra esperienza quotidiana.

Oggi l’impoverimento della classe media, ad esempio, è indipendente dal comune di residenza e dipende in modo crescente da caratteristiche nazionali se non continentali o mondiali.

Questa presa di coscienza ci fa mettere in discussione molte “certezze ” del passato e rende necessario anche stabilre un set di regole, in parte nuove e diverse da quelle del passato.

Regole in passato molto importanti, oggi non hanno piu senso e nuovi contesti emergenti richiedono un cambio di paradigma e di regole da mettere in campo.

Uno dei tanti esempi di questo è il problema della vendita libera di armi, anche da guerra , retaggio storico e addirittura costituzionale, degli Stati Uniti d’America. Una regola che aveva senso duecento anni fa oggi costituisce un tremendo pericolo come hanno potuto sperimentare migliaia di studenti, purtroppo uccisi o feriti nelle loro scuole da folli che troppo facilmente dispongono di armi.

Tuttavia, nonostante l’evidenza, la lobby delle armi, grazie al suo indubbio potere anche economico, riesce a imporre a 300 milioni di nordamericani la propria volontà, contro innumerevoli proteste popolari in tutto il paese.

Siamo di fronte alla necessità di limitare, se non vietare, la vendita delle armi: eppure un relativamente piccolo numero di uomini di potere riesce, anche con strumenti di manipolazione di massa, a imporre il proprio volere.

Un volere agganciato a “schemi mentali di riferimento”, che vanno immediatamente in crisi quando lo studente ucciso a scuola da un pazzo armato di AK 47 è il proprio figlio. Improvvisamente diventa evidente e perfino banale ciò che prima non lo era…

Allo stesso modo dobbiamo onestamente denunciare un altro enorme problema, oggi esistente, quello della ristretta èlite di persone talmente ricche da acquisire potere manipolativo su governi e parlamenti.

Una ristretta cerchia di persone (ad oggi 8 persone gudagnano come metà della popolazione globale),  che di fatto, hanno la possibilità di viziare il processo stesso di formazione delle leggi, creandovi dentro “scappatoie” per garantirsi un potere se pur indiretto, sempre crescente e difficilmente contrastabile.

Anche un bambino capirebbe che una collettività funzionante non può permettere che dei privati prendano scelte che condizionano l’intera collettività e condizionano il raggiungimento del “bene comune”.

E’ per questo che a mio avviso è giunto il tempo di cominciare a discutere pubblicamente di un tetto oltre il quale non sia più possibile arricchirsi, di un “reddito massimo socialmente sostenibile”, sufficientemente alto da garantire un pieno benessere personale e la spinta a imprendere, ma da impedire anche che la collettività rimanga alla mercè di interessi privati, sempre più scollegati dalla realtà del cittadino comune.

Questo reddito massimo socialmente sostenibile, insieme ad un reddito minimo di cittadinanza, è previsto dalla teoria economica e sociale del “Bene Comune”, prima denominato “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”,  che prevede tra l’altro, anche di agganciare in modo dinamico il valore di questa soglia al pareggio di bilancio dello stato.

Per approfondire la teoria ecco un link utile:

 

la teoria economica e sociale del “BENE COMUNE” conosciuta anche come “CAPITALISMO A DOPPIA VALVOLA DI SICUREZZA”

Ermanno Cavallini

IL TERRIBILE ERRORE STRATEGICO DI NON ANDARE A VOTARE

Sono gli ultimi giorni prima delle elezioni,  scrivo per invitare a riflettere tutti i molti indecisi, di quale madornale errore sia non andare a votare.

Molti raccontano, forse più a se stessi che a gli altri,  che domenica non andranno a votare come forma di protesta, perché, dicono loro, non si sentono rappresentati. Ma io mi chiedo quanto veramente  questi si sono impegnati per essere rappresentati ?  la risposta, quando è onesta, è ‘molto poco’ o forse per niente.

John Fitzgerald Kennedy  ebbe a dire   ” Non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, chiedi cosa puoi fare tu per il tuo Paese.” Personalmente, credo che questa sia un buon punto di partenza per contribuire al bene comune e costruire un mondo migliore . 

Tutti sappiamo che nella vita si dà e si riceve e che non è possibile solo prendere. Il problema è che in troppi invece che CITTADINI responsabili di uno stato, in fondo si sentono CLIENTI della classe politica o comunque di una idea vaga e nebulosa di collettività, più simile ad una azienda che a una casa comune.

Tutti, in fondo al loro cuore, sanno che se non andranno a votare, il loro “non voto” andrà a favore  di alcuni partiti, che già hanno una “macchina del consenso” spesso clientelare, rodata da anni di pratica.

Quindi è FALSO che sia una forma per esprimere il proprio dissenso, o meglio lo è in via molto subordinata e soprattutto dannosa; principalmente è un tentativo di non prendersi nessuna responsabilità di quello che potrà avvenire, un po’ come fece Ponzio Pilato con Gesù Cristo.

Ma non schierarsi, non prendersi alcuna responsabilità per quello che potrà essere l’evolversi della situazione, a mio avviso, è una precisa COLPA e anche un atto di “vigliaccheria morale”, un tentativo di non esporsi,  di rimanere eterno adolescente, quando invece scegliere è un preciso dovere, se non altro morale, di ogni persona adulta.

Albert Einstein ebbe a dire “Il Mondo è un posto pericoloso non a causa di quelli che fanno del male, ma  a causa di coloro che guardano  senza far niente”.

Credo che avesse ragione, per cui vi prego, votate chi volete in piena libertà ma ANDATE A VOTARE! Se non lo farete sarete corresponsabili di ogni male futuro che ogni governo eletto potrà fare.

Per aiutare la riflessione vi propongo questo breve video tratto dal film “Benvenuto presidente” del 2013 :

Ermanno Cavallini

 

 

IL CITTADINO MEDIO E LA PERICOLOSA ILLUSIONE DI AVERE IL CONTROLLO SULLA SITUAZIONE

In questi giorni a Fano, dove vivo, sta scendendo copiosa la neve,  tanto che sono dovuto rimanere ben 3 notti e due giorni nel centro di accoglienza per minori dove lavoro come operatore notturno.

Le difficoltà emerse in tutta la città ci hanno ricordato, ancora una volta, come il nostro controllo sulla  natura intorno a noi, in realtà, sia molto più relativo di quello che ci piacerebbe credere.

Parlando con molte persone in questo frangente, ancora una volta mi sono reso conto come  In tantissimi ci sia il  “bisogno” di illudersi di poter controllare tutte le situazioni.  Cosa che la pura ragione sa essere assolutamente falsa.

Molti  pretendono, più o meno inconsciamente, che il mondo si adatti a loro, ma la verità è che  siamo noi che dobbiamo saper cogliere le sfide del mondo,   e cosÌ crescere ed evolvere.

Senza sfide da vincere c’è stasi e poi decadenza; viceversa , compiendo il percorso che ci porta a risolvere i più svariati problemi, abbiamo modo di metterci in discussione, un poco cambiare, e quindi poter evolvere e contribuire anche ad un processo di maturazione e crescita collettiva di tutta la società.

In aviazione si dice che “per generare la portanza che fa volare l’aeroplano bisogna contemporaneamente vincere la resistenza”;  e forse questo è vero, in qualche modo , anche per la vita nel suo complesso.

Purtroppo oggi il problema è che si è generata una dinamica perversa, per cui tanti si chiudono nella loro “isola umana”  pretendendo che l’ambiente si pieghi al loro modo di pensare.

Questa è la negazione del principio base su cui poggia la logica galileiana e quindi tutto il metodo scientifico occidentale.

La scienza realizza il meccanismo per cui prima si ipotizza una qualche teoria su come funzionano le cose, poi si compie l’esperimento  e successivamente si raccolgono i dati risultanti. Se questi dati sono concordi con l’ipotesi iniziale, la teoria rimane valida fino a prova contraria,  ma se questi divergono il cittadino ha il dovere di mettersi in discussione e riformulare una nuova teoria che spieghi anche i dati risultanti dall’esperimento.

Ed esattamente cosi è anche la nostra vita: chi più riesce a mettersi in discussione, più ha probabilità di crescita ed evoluzione.

Naturalmente il “mettersi in discussione” ha un costo per l’equilibrio psicologico, un costo che in troppi non riescono ad affrontare rifugiandosi in presunte “certezze”, che altro non sono che degli ancoraggi psicologici rigidi.

Ancoraggi psicologici che, in diversi casi, arrivano perfino a far negare alla persona la pura evidenza.

Questo meccanismo, però, è estremamente pericoloso  anche a livello sociale, perché contribuisce a creare un “immaginario collettivo” erroneo, in base al quale molti cittadini compiono scelte politiche economiche e sociali che vanno a creare sovente danni allo stesso “bene comune”, ovvero al miglior funzionamento della collettività.

Un esempio di questo è il tragico errore sistemico che spinge le persone a ricercare la “massima ricchezza possibile” al posto della molto più opportuna “massima qualità della vita”, che è ben altra cosa.

Su questo errore sistemico,  facilitato a sua volta da questa incapacità di mettersi in discussione, si basa una delle maggiori problematiche che si oppongono anche a processi di democrazia diretta .

Come diceva Aristotele “ogni popolo ha il governo che si merita”, quindi, se vogliamo un governo migliore adoperiamoci tutti  per migliorare prima la consapevolezza media dei cittadini.

Solo quando migliorerà la  consapevolezza e la partecipazione attiva dei cittadini, migliorerà in maniera duratura  anche il governo che lo amministra.

 

Ermanno Cavallini

 

 

 

LA POLITICA, LE ELEZIONI ED IL “VERO SCOPO” DI COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE

Mentre scrivo ci apprestiamo al voto per scegliere il nuovo governo che dovrà guidare  il nostro paese per i prossimi 5 anni .

In tanti si affannano a sostenere o contrastare  ora questo ora  quel partito o fazione politica, dimenticando che la politica e le sue fazioni dovrebbero essere solo un mezzo per quello che è appunto il “vero scopo”:  costruire un mondo migliore per tutta la popolazione.

Le discussioni in vista delle elezioni,  logicamente, dovrebbero tendere a  quale modello di mondo migliore  sia più opportuno o funzionante, purtroppo questo invece è appena percettibile sullo sfondo, mentre divampano piuttosto le controversie su aspetti personali dei singoli politici del momento, che poco hanno a che fare con il vero scopo delle elezioni.

Quello di cui in troppi non si rendono più conto è che, in realtà, al di là delle fazioni che spesso scadono in campanilismi da clan, si stanno scontrando, in modo parzialmente trasversale  dietro le quinte,  due visioni completamente  opposte  di società verso cui tendere.

Da un lato abbiamo la grande finanza speculativa internazionale che promuove – attraverso un sistema di scatole cinesi, pressioni di lobby e “maggiordomi” vari –  una visione piramidale e verticistica della collettività.

Una visione verticistica dove una piccolissima quantità di presunti “illuminati” governa, attraverso un sistema di caste, un popolo ridotto volutamente in stato di continuo ricatto per garantire la “governabilità” e quindi anche la solvenza degli stati verso i creditori, soprattutto i grandi creditori privati.

Dall’altra abbiamo una visione che si basa sulla crescita culturale dell’intera popolazione, in modo da innescare un processo di “intelligenza collettiva” estremamente potente, legato anche a dinamiche di democrazia diretta o comunque le più orizzontali possibili, che veramente potrebbe determinare una esplosione esponenziale dei beni, servizi e buone relazioni umane  come mai la storia del pianeta ha fino ad oggi conosciuto.

Ma come la storia dell’evoluzione prima biologica e poi culturale insegna, ogni “salto evolutivo” presuppone prima una “crisi distruttiva”, come appunto quella che stiamo sperimentando.

La storia ci insegna che non è affatto scontato che prevalga la scelta migliore, infatti molte specie  e civiltà si sono estinte  o hanno avuto termine.

Se in questo scontro tra titani, in gran parte lontano dall’attenzione del grande pubblico, prevarrà la fazione verticistica probabilmente ci aspetta un nuovo “medioevo tecnologico” .

Uno nuovo “status quo” dove una piccolissima minoranza di “nuovi nobili economici”,  grazie alle nuove tecnologie,  adotterà sempre più  una  “governance” che prevede di tenere, in modo pianificato e scientifico, vaste fasce di ex classe media  impoverita,  in stato di continuo ricatto.

Questo provocherà a sua volta un conseguente crollo della qualità della vita,  prima di tutto per la collettività ma paradossalmente anche per la classe dirigente che, sempre più malata di “tossicodipendenza da potere”,  si troverà a vivere una vita barricata “in perpetuo”, caratterizzata da continuo sospetto e stress per difendersi dalle mosse aggressive l’uno dell’altro e quindi con una qualità molto bassa.

Quella strategia di governance è già in atto e usa come principale strumento la moneta che, accanto alle due positive funzioni storiche di facilitare gli scambi e conservare il valore, affianca purtroppo, oggi, una funzione di “drenaggio di valore” dalle periferie verso i grandi potentati economici,.

Questo è stato reso possibile grazie al fatto che la moneta non viene da tempo più emessa dai governi, ma da istituzioni controllate, attraverso un meccanismo di scatole cinesi, da interessi privati.

La moneta inoltre, non viene più emessa in ” quantità certa”, per il motivo duplice che non ha più alcun sottostante che non sia il fatto che gli stati la accettano in pagamento delle tasse e, soprattutto, a causa della creazione incontrollabile di “moneta scritturale” da parte delle banche private di ogni genere.

Questo fenomeno ha creato la situazione paradossale per cui,  ad oggi, esiste molta più moneta della somma ti tutti i beni e servizi che siano con essa acquistabili !

Questa massa di denaro latente (ferma nel mercato speculativo o nei paradisi fiscali)  diventa un formidabile strumento di impoverimento per la classe media che, messa strategicamente in difficoltà,  svende i suoi averi e spesso purtroppo anche la sua dignità, di fatto trasferendo potere verso i “piani alti” della piramide.

Questo è il futuro che rischiamo e che in parte è già in divenire, ma andiamo a vedere quale altra opportunità invece potrebbe essere colta.

Nell’ipotesi che si superi la attuale “crisi distruttiva” e si possa compiere l’auspicato “salto evolutivo”, una maggiore consapevolezza e partecipazione di tutta la popolazione porterebbe inevitabilmente a capire che il benessere personale non può che realizzarsi come ricaduta del miglior funzionamento dell’intera società.  Questo, a sua volta, porterà ad una diminuzione della competizione e ad un aumento dell’aspetto collaborativo ad ogni livello.

Attraverso una serie di “effetti a catena” questo porterà a mutare, nell’immaginario collettivo, il tossico  obiettivo individuale di raggiungere la massima ricchezza possibile , in quello assai più sano di raggiungere la massima qualità della vita possibile!

La nostra realtà è diventata e sarà sempre più un “sistema complesso” in cui la qualità della vita individuale  dipenderà sempre più,  sia nel bene che nel male,  dal buon funzionamento della collettività.

Una collettività, io spero, tesa a raggiungere il miglior “Bene Comune” inteso, al suo  minimo, come la miglior quantità disponibile per tutti di “Beni, Servizi e Buone relazioni sociali”.

Per favorire questa seconda ipotesi è nata la teoria economica e sociale  del

“BENE COMUNE”,  già   “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”  ormai abbastanza nota almeno nell’ambiente degli “addetti ai lavori” anche se non ancora presso il grande pubblico.

Per concludere, credo che sempre, ma soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche, dovremmo tutti recuperare una “visione d’insieme” che ci porti a decidere in funzione del “vero scopo” e non delle beghe di partito personali o comunque a “corto raggio”.

Con l’augurio di riuscire tutti insieme a realizzare veramente un mondo migliore.

Ermanno Cavallini

per approfondimenti:

 

 

con il rischio di guerre anche nucleari che potrebbero arrivare perfino a cancellare tutta la vita intelligente sul pianeta, e comunque

 

 

la teoria economica e sociale del “BENE COMUNE” conosciuta anche come “CAPITALISMO A DOPPIA VALVOLA DI SICUREZZA”

OGGI LA DEMOCRAZIA EFFETTIVA E’ SEMPRE PIÙ A RISCHIO, ECCONE I MOTIVI

La ONG mondiale Oxfam, ha recentemente inviato ai leader delle maggiori forze politiche una lettera aperta ai maggiori leader politici per metterli in guardia dall’enorme rischio costituito da un aumento sempre più veloce della diseguaglianza anche in Italia. Con questa si chiede ad ogni partito, in occasione delle prossime politiche,  che misure intendano adottare in merito.

Il prestigioso Rapporto 2018 di Oxfam International, ha una corposa sezione dedicata all’Italia in cui si legge che “In Italia, il 40% della ricchezza nazionale netta nel 2017 è stata appannaggio del 5% più ricco di nostri connazionali. E il divario nella distribuzione dei redditi non è da meno: secondo gli ultimi dati Istat disponibili il 20% più povero dei cittadini italiani dispone solo del 6,3% del reddito nazionale contro il 40% posseduto dal 20% più ricco”. In un sondaggio realizzato da Demopolis per Oxfam Italia, la maggioranza dei cittadini italiani intervistati (61%) ha dichiarato di aver percepito un trend crescente della disuguaglianza in Italia tra il 2011 e il 2016. L’80% del campione intervistato ritiene prioritario ed urgente il contrasto alle disuguaglianze.

Ancora una volta, i dati di questo importante rapporto convergono con l’allarme lanciato più volte dal premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz  e con le risultanze dell’enorme ricerca – grazie anche alla sua numerosissima rete di ricercatori universitari in tutto il mondo – sulla differenza di reddito tra patrimonio e lavoro, fatta dall’economista Thomas Piketty.

Tutti dati che danno ragione all’industriale, politico e filosofo Adriano Olivetti , quando diceva, nei lontani anni ’50 e ’60, che “Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro,  industria e agricoltura, produzione e cultura”.

Come soluzione, la Oxfam propone di limitare gli stipendi dei top manager in un rapporto di 20 a 1 con le retribuzioni degli operai.

In realtà anche questo non metterebbe che una “toppa” molto parziale , perché il vero problema è una qualunque ricchezza privata che superi la soglia di manipolazione del “bene comune”.

E’ innegabile infatti che qualunque ricchezza personale sufficientemente grande dia anche un potere manipolativo sul processo di formazione delle leggi e sui governi, che sono portati cosi a prendere decisioni più nell’interesse economico di questi che a favore della collettività.

Ovviamente, la grande disponibilità economica si trasforma in potere di condizionamento della politica e a volte anche del’”immaginario collettivo”, e quindi dell’opinione pubblica. Questo avviene sia con mezzi leciti quali le azioni di lobby o altri, che illeciti come tutte le varianti di corruzione, ricatto o concussione possibili.

Anche un bambino capirebbe che per realizzare un mondo futuro migliore, è necessario risolvere alla base il problema, limitando per legge se non i patrimoni , almeno i redditi, per contenerli al di sotto di una “soglia di manipolazione” che necessariamente varia di anno in anno.

Questo sarebbe possibile con un nuovo regime di tassazione delle persone fisiche come quello proposto dalla nostra teoria economica e sociale:

la teoria economica e sociale del “BENE COMUNE” conosciuta anche come “CAPITALISMO A DOPPIA VALVOLA DI SICUREZZA”

Teoria già nota da anni come “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”.

Ma questa necessità , evidente perfino ad un bambino, rimane oggi inaccettabile per molte persone adulte, che pur intelligenti fanno incredibili contorsionismi mentali per negare questa necessità.

Proprio un bambino, anzi, lo capirebbe meglio di un adulto, perché non deve difendere a priori un ancoraggio psicologico che un adulto invece si è dato e da cui ormai dipende.

Ricordate la favola del ”  “Il Re Nudo” ? Ecco forse molti adulti sono oggi vittima di una simile dinamica.

Concludendo, ricordo che in un sistema finito come il pianeta terra non è pensabile uno sviluppo infinito e che quindi dobbiamo ripensare, anche per motivi ecologici, l’attuale modello economico, trasformando un uomo al servizio dell’economia in una economia al servizio dell’uomo.

Ermanno Cavallini

IL LATO OSCURO DELLA PUBBLICITÀ E LA VERA SFIDA PER COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE

La  retorica , di cui la pubblicità fa un grande uso, è essenzialmente la capacità di convincere il prossimo di una tesi voluta, anche a prescindere da quanto essa sia profondamente condivisa anche solo da chi la propone.

In questa ottica si concepisce ogni dibattito come un confronto dove c’è chi vince e chi perde, anche se in genere i “contendenti” rimangono delle idee iniziali, o tutt’al più si contendono – nel caso di eventi molto seguiti – il consenso di un pubblico vissuto come prevalentemente succube e scarsamente capace di pensiero autonomo.

La retorica è nota fin dall’antichità (il primo trattato fu quello di Aristotele scritto nel V sec a.C.)   ed è  oggi  usata nelle sue sofisticate evoluzioni, sia in pubblicità che in politica,  come oggi viene purtroppo concepita.  Questa è studiata per fare leva sulle emozioni legate alla parte più superficiale e più elementare del comune cittadino verso cui è diretta.

L’uso sempre più scientifico, massiccio e sistematico di questa pratica, tende a creare degli ancoraggi psicologici artificiali che rinchiudono sempre più le persone in una “isola umana” con una sua particolare, e in genere molto parziale, percezione della realtà. Questo a sua volta genera una vera e propria patologia sociale che tende a confondere l’importanza delle varie proposte inducendo a fare le scelte sbagliate in diversi contesti.

Storicamente la “cura” a questo male è in genere la  dialettica  proposta anticamente già da Socrate,  che invece prevede il confronto delle idee su base non competitiva ma collaborativa. La migliore dinamica dialettica infatti. non prevede che in un dibattito ci sia tanto chi vince o chi perde, quanto che i convenuti interagiscano contaminandosi a vicenda e in fine, partoriscano una nuova idea che è “più della somma delle parti”.

Naturalmente per attivare questo virtuoso percorso di “intelligenza collettiva” serve la disponibilità personale a mettersi in gioco e nel caso, di fonte a nuovi aspetti a cui non avevamo pensato, anche a cambiare idea in tutto o in parte.

La capacità di mettersi in gioco però richiede il coraggio di vivere un momentaneo disorientamento prima dell’instaurarsi di un nuovo e migliore convincimento, cosa che ha un costo in termini di “sofferenza psicologica” che in molti non sono più in grado di sopportare.

La consapevolezza della realtà è tanto migliore quanto migliore è il processo dialettico a cui partecipiamo, a parità di esperienza e intelligenza.

Siccome oggi questo processo è scoraggiato, ecco che anche la percezione della stessa realtà

risulta nei cittadini molto più frammentata e soprattutto limitata, nel tempo e nello spazio, alle immediate vicinanze dell’individuo.

Ecco allora se vogliamo costruire un mondo migliore, la necessità di adoperarsi tutti a promuovere la dialettica e a contrastare il dilagare malato della retorica.

Queste riflessioni nascono anche da una mia diretta esperienza di confronto sulle soluzioni alla attuale crisi economica con diverse persone che hanno già compiuto anni di studi in questo campo e che sono portatori di loro particolari proposte.

Pur sostanzialmente condividendo l’analisi della grave situazione di crisi “sistemica” della nostra economia, queste persone faticano a mettersi d’accordo su una qualunque proposta comune.

E questo sostanzialmente perché ognuno di loro è disposto assai poco a mettersi in discussione.

Temo che sarà questa la sfida che ci permetterà o meno di costruire un mondo realmente migliore, ma prego chi mi legge di esprimere il suo libero pensiero in tal senso sul blog.

Anche questo sarà un primo esercizio di dialettica costruttiva.

Un caro saluto a tutti

Ermanno Cavallini

LA TECNOLOGIA, OPPORTUNITA’ E RISCHI DI UN FUTURO CHE E’ GIA’ INIZIATO.

I maggiori media mondiali hanno reso noto in questo inizio del 2018, che circa l’ 80% dell’attuale materiale informatico esistente è “bucato” ovvero che Hacker  anche non eccezionalmente esperti  sono in grado di carpirne almeno in parte le informazioni contenute anche via browser con dei semplici Javascript.

I maggiori produttori di microprocessori mondiali  Intel,  Amd e Arm stanno correndo ai ripari ma già si sa che le correzioni non risolveranno fino in fondo il problema e comunque  rallenteranno  l’elaborazione  in alcuni casi fino al 30%.

Uno scandalo nello scandalo, sta anche  nel fatto  che i produttori sapevano da tempo della falla ma per proteggere i propri interessi l’avevano tenuta segreta e senza incorrere in alcuna violazione di legge, cosa che già di per se fa riflettere.

Uno dei pochi casi emersi , tra i molti che non conosceremo  mai , è quello del  Ceo di Intel , Brian Krzanich, che nel novembre scorso ha venduto azioni di Intel per 24 milioni di dollari che all’epoca, come altri interni alle aziende produttrici,  era a conoscenza della falla.

Il “buco” che non si limita potenzialmente al solo furto di dati ma anche alla possibilità di impartire istruzioni,  non interessa solo i computer con i principali sistemi operativi Apple, Linux e Microsoft, ma anche i telefonini e tutti i dispositivi con processori prodotti recentemente,  tra cui sistemi di videosorveglianza, antifurto, elettrodomestici  e anche diverse auto e veicoli di ultima generazione.

La falla si potrebbe prestare quindi non solo al furto di dati ma anche all’esecuzione di veri e propri attacchi terroristici o azioni atte a  danneggiare specifiche persone, anche se questa seconda possibilità richiede in effetti un livello di competenza e una disponibilità di mezzi molto superiore , quale forse solo i governi  o grosse multinazionali possono mettere in campo.

Al di la dei tecnicismi, oggi  urge una riflessione che ci coinvolge tutti.

Più il mondo è tecnologico e interconnesso e più, in un modo o in un altro, qualcuno ha modi di accedere a dati riservati di qualcun altro. Più  “qualcuno” ha disponibilità economica e più aumentano le sue possibilità di accedere ai fatti altrui. Questo inevitabilmente si trasforma in “potere” di qualcuno su qualcun altro. Siccome quella che più si sta impoverendo e la classe media , ne consegue che questa è la più “spiata” da tutti gli altri.

Un altro dilemma sta nel fatto che non si ha nessuna garanzia che questo “potere” sarà esercitato da chi lo detiene  a favore del “bene comune” , anzi molto sospettano che sarà utilizzato principalmente per  aumentare ancora il predominio di alcuni su altri.

Andiamo quindi lentamente  verso un nuovo tipo di totalitarismo tecnologico?  Difficile dirlo, certo però che il rischio è reale ed è proprio per contrastarlo che sono nate nuove teorie economiche e sociali come quella del “Bene comune” già conosciuta da molti come “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”.

Il passo successivo del ragionamento, amici che state leggendo, vorrei che lo aggiungeste voi nei commenti che potete liberamente fare a questo breve articolo che vuole stimolare un quantomai necessario processo di “intelligenza collettiva”.

Un augurio di buon anno a tutti noi.

Ermanno Cavallini

LE FAKE NEWS DI STATO – IL REDDITO DI INCLUSIONE ATTIVA (REI)

Dal 1° Dicembre 2017 L’attuale governo italiano ha dato il via alla possibilità di fare domanda per il   REI   (Reddito di Inclusione Attiva) .

File lunghissime si sono subito formate di fronte agli sportelli dei comuni, con la mancanza tra l’altro di ogni forma di privacy che invece era stata promessa.

La lunghezza di queste file ha colto di sorpresa tutto l’apparato burocratico che vittima di una errata percezione della realtà non si aspettava tutta questa affluenza, tanto che in molti casi si è dovuto correre ai ripari aprendo nuovi sportelli o estendendo gli orari di quelli esistenti.

Ma la cosa più grave è che solo una una piccolissima percentuale delle richieste sarà accolta per il semplice motivo che comunque lo stanziamento reso disponibile dal governo è di soli 1,7 miliardi, sufficiente a coprire solo il 20-25% delle famiglie oggi ufficialmente ritenute in povertà.

Un altro grosso motivo di delusione inaspettato ai più, é il doppio sbarramento di accesso al REI previsto dal governo, che prevede un ISEE inferiore a 6000 euro ma soprattutto un   ISRE (contenuto nello stesso ISEE) talmente basso da essere per una famiglia di tre persone con un minore di soli 4950 euro.

Il che in soldoni, vuol dire che una famiglia di tre persone con minore per “conquistarsi” un sussidio di soli 382,5 euro deve avere da spendere ogni mese per sopravvivere solo 412,5 euro, oltretutto calcolati sulla realtà del 2015-16 che oggi in molti casi è invece ulteriormente precipitata.

L’impiegata di un CAAF a cui ci siamo rivolti ha dovuto ammettere con imbarazzo, che a 6 giorni dall’apertura delle domande, su 20 persone che si erano rivolte a lei (prima di presentarsi allo sportello comunale di competenza), NESSUNA rientrava nei parametri previsti proprio in riferimento all’ISR (quindi pur con un Isee idoneo).

Molte voci, tutte inascoltate, si sono già levate a denunciare la drammatica situazione; l’associazione nazionale consumatori ha definito la misura “ vergognosa “ e la platea “insufficiente” in quanto secondo i suoi dati le famiglie in effettiva povertà in Italia non sarebbero 1,6 milioni come stima il governo ma ben 4,5 milioni.

Sembra quasi una misura che più che combattere la povertà come dice il governo, innesca una “guerra tra poveri”, comprando i voti delle situazioni più disperate (o fasulle) e illudendo l’immaginario collettivo dei benpensanti, che si stia facendo qualcosa contro il progressivo impoverimento di una ampia fascia di classe media, raggiungendo invece l’effetto di smorzare la visibilità delle proteste verso quella fascia non ancora impoverita di cittadini.

L’impressione è che questa misura sia una gigantesca presa in giro, una sorta di Fake News di stato, volta a contrastare moti di rivolta anche solo culturale.

Il problema anche in questo caso, non è riconducibile solo alla malafede più o meno grande di chi ci governa, ma anche purtroppo, alla scarsa consapevolezza del comune cittadino.

Un “uomo della strada” che chiuso nella sua “isola umana” dedica poco o niente del suo tempo ad aggiornasi su cosa sta realmente succedendo al bene comune e non mette sufficientemente in discussione le regole del gioco; regole, forse divenute obsolete assai più velocemente di quanto immaginiamo.

Proprio per sopperire a questa drammatica carenza, stanno nascendo molte nuove proposte di varia estrazione, validità e lungimiranza.  Non nascondo certo che ritengo tra queste la più valida il  “capitalismo a doppia valvola di sicurezza”    rinominata recentemente anche “teoria del bene comune”  e che invito chi mi sta leggendo ad approfondire per dare una sua libera valutazione.

Ermanno Cavallini

Presentata al mondo universitario la nuova teoria economica e sociale

Oggi come portavoce della associazione “Nuovo orientamento culturale” ho avuto un piacevole incontro con due professori di Macroeconomia dell’Università Politecnica delle Marche, i Professori   Mauro Gallegati   e   Antonio Palestrini  .

Ad entrambi ho presentato, chiedendone una eventuale critica costruttiva, il libro  “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” .

Prima di affrontare le dinamiche della nuova proposta culturale, abbiamo parlato dell’esperienza di moneta complementare locale dei “billi”, realizzata dal 2014 al 2016 in collaborazione con la Cooperativa sociale Gerico  di Fano. I due professori mi hanno chiesto di descrivere in dettaglio il funzionamento di questa moneta complementare, realizzata appoggiandosi sulla normativa dei buoni pasto e nata con la collaborazione dell’allora Associazione dei disoccupati della Provincia di Pesaro-Urbino di cui ero presidente. Questa è stata, infatti, una delle rarissime esperienze di reale circolazione di una forma di moneta complementare tra quelle esistenti finora oggi in Italia.

Successivamente siamo passati ad analizzare nel dettaglio la nuova teoria economica e sociale del   Capitalismo a doppia valvola di sicurezza.

Se ci siamo trovati subito d’accordo sulla prima “valvola di sicurezza” (una forma di reddito di cittadinanza) , una più vasta trattazione ha richiesto la “seconda valvola di sicurezza” che è il vero contenuto innovativo e inedito della proposta.

La “seconda valvola di sicurezza” è in effetti una nuova e inedita regola di tassazione del reddito delle persone fisiche, che attraverso una semplice formula matematica di tipo esponenziale, a parità di gettito fiscale per lo stato, comporta una massiccia riduzione delle tasse per i redditi più bassi e medi e un ricarico crescente sui redditi superiori a 100.000 annui.

Questa misura non è però una semplice redistribuzione economica, ma è studiata per innescare un meccanismo di  “retroazione”  calcolato che riporti al centro l’economia reale, sgonfiando quella speculativa.

L’effetto più importante voluto, infatti, non è tanto quello economico – pur cospicuo – quanto piuttosto quello culturale e psicologico che punta a sostituire nell’immaginario collettivo il concetto di  “massima qualità della vita”   a quello attuale di “massima ricchezza personale”.

Il sistema è studiato per creare un boom dell’economia reale, implementando però i fondamentali concetti di   “economia circolare” e minor utilizzo possibile di risorse naturali. Una insostituibile attenzione anche per l’ambiente, che nella nostra visione non solo non è contraria all’ecologia ma anzi in diversi modi la favorisce in un approccio che ricorda in diversi punti il principio di “decrescita felice” .

Un altro importante effetto ottenuto per induzione è la diminuzione della competizione a favore di un aumento della cooperazione, in una ottica che vede l’individuo un po’ meno “isola umana” e più cellula vivente di qualcosa di molto più grande.

Abbiamo parlato anche della realtà di volontariato ” Mo.Ma.5 ”   

e della sua intensa attività a favore dei “nuovi poveri” con la distribuzione gratuita della frutta altrimenti distrutta dalla comunità europea.

Dopo circa due ore di approfondito e coinvolgente confronto, ci siamo lasciati con l’intesa che rifletteranno sui temi trattati e mi contatteranno per eventuali future iniziative di confronto, approfondimento o anche divulgative e di riflessione collettiva. Rimaniamo quindi in attesa che il mondo della ricerca universitaria ci contatti per gli sviluppi che riterrà più interessanti.

Intanto un sentito ringraziamento al Prof. Gallegati e al Prof. Palestrini per la grande apertura e disponibilità a mettersi in gioco, non sempre così diffusa nel mondo accademico italiano.

Ermanno Cavallini

I PARADISE PAPERS ED IL PROBLEMA DEGLI ANCORAGGI MENTALI

E’ notizia di oggi che anche anche il campione di Formula Uno  Lewis Hamilton,  e perfino la regina d’Inghilterra, come molti altri miliardari e alti funzionari prima di loro, hanno eluso e ancora continueranno ad eludere le tasse grazie ad apposite scappatoie legali previste nelle normative dei rispettivi stati di appartenenza.

Il vero problema quindi non è tanto che “loro” eludono, ma che noi che ne siamo danneggiati gli permettiamo di farlo!

Noi che soffriamo di questa sottrazione di risorse siamo il 99,99%, eppure agiamo come ipnotizzati da un mito del successo che in realtà ci danneggia!  Molti di noi fino ad oggi hanno giustificato più o meno inconsciamente la tutela degli interessi dei miliardari, perché in fondo lo facevano per salvaguardare il sogno di diventare un giorno come loro. La “trappola mentale” porta a farti pensare che anche se sei povero o anche semplicemente benestante, devi “proteggere” gli interessi dei miliardari perché una parte di te crede di proteggere lo status a cui tu speri un giorno di arrivare.

Forse è giunta l’ora di riflettere insieme su cosa sta veramente alla radice di questo problema che sottrae ingentissimi fondi a strade, ospedali e più  in generale al “bene comune” di tutti. Tutti sappiamo che chi è veramente molto ricco ha anche un potere di “lobby” molto forte sulla politica e di conseguenza sul processo di formazione delle leggi. Questo inevitabilmente porta a fare in modo che la stessa formulazione delle leggi, a prescindere dalle apparenze, preveda delle scappatoie legali per tutta questa categoria di persone. Come dimostrano tutti gli studi di economia più recenti a cominciare da  Piketty   con il suo “Capitalismo del XXI secolo” e per finire con il Premio Nobel  Stiglitz  con i numerosi libri e ricerche che ha pubblicato. Tutti gli studi di macroeconomia più aggiornati dimostrano non solo che il divario tra classe media e ricchi è aumentato, ma che è destinato ad aumentare ancora impoverendo progressivamente la classe media.  Questa tendenza, secondo molti studi tra cui anche quella del prof.  De Masi, è destinata ad aumentare in maniera ancora più forte nei prossimi anni a causa della Quarta rivoluzione industriale . Una innovazione che già solo in Italia ridurrà di circa 5 milioni i posti di lavoro disponibili entro il 2025. Posti di lavoro che verranno a mancare principalmente alla classe media.  Forse è il momento di mettere in discussione alcuni “ancoraggi mentali, oggi non più utili, su cui fino ad oggi abbiamo costruito la nostra visione del mondo. Tutti sappiamo che la mente umana non è in grado di gestire contemporaneamente ed in “tempo reale” l’enorme complessità dell’universo, ecco allora che l’evoluzione ci ha dotato di un meccanismo di “semplificazione della realtà” che ha funzionato perfettamente fino ad oggi, ma che in un mondo globalizzato dove spesso le cause sono molto distanti dagli effetti, rischia di divenire una trappola auto imposta.

Una volta riflettuto su questo, un altro grosso problema è come evitare che i “ricchissimi” plagino in maniera invisibile, ma molto efficace, l’intero sistema a favore di quelli che percepiscono come i loro immediati interessi. Qui le risposte sono essenzialmente due da mettere in atto simultaneamente: la prima è trasmettere la nuova consapevolezza acquisita ai nostri parenti e conoscenti realizzando cosi un “effetto a catena” virtuoso che aumenti la “massa critica” di persone con piena coscienza del problema. La seconda è premere sui nostri delegati eletti, che si occupano dell’emanazione di nuove leggi o della modifica di  quelle esistenti.  Infatti la politica è sì condizionata dall’azione di   “Lobby”   (o peggio di corruzione) di chi ha un potere privato molto grande;  ma non può prescindere dal consenso popolare, almeno nel momento della loro elezione. Diventa allora fondamentale per ogni cittadino non solo andare a votare, ma svolgere un controllo attivo su chiunque abbia eletto per vigilare che  sia e resti fedele al mandato avuto dagli elettori!   La politica quindi non più come “cosa che non mi riguarda”, ma come dovere civico e tutela del proprio interesse. Un interesse a cui dedicare, anche solo con funzione di controllo, un po’ di tempo ogni giorno della settimana. Un’ultima considerazione sulla condizione dei “super ricchi”, da molti considerata invidiabile, che forse, se si approfondisce, non lo è poi cosi tanto.    Molti studi della moderna psichiatria, nonché della psicologia, definiscono una   sindrome Hubris che affligge i molto ricchi , simile in alcune sue parti a quella da gioco d’azzardo. Queste persone tendono a non stimare più se stessi per quello che sono ma solo attraverso quello che hanno ed in particolare attraverso il potere che riescono ad esercitare sugli altri. Un famoso boss della malavita ebbe un giorno a dire che “comannare è meglio che fottere”, questo dimostra quanto fosse malato e in una certa misura vittima del suo stesso potere. In una società sana ed equilibrata, anzi, “comandare” vuol dire prendersi delle responsabilità in più degli altri, il che non è sempre conveniente.

Queste considerazioni vedono la loro naturale evoluzione nella teoria economica e sociale del  “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, la cui  breve spiegazione è disponibile anche in apposita pagina di questo sito.

Sperando di aver trasmesso degli utili stimoli di riflessione,  e senza pensare di aver certo esaurito il tema, un caldo saluto dal vostro

Ermanno Cavallini

LA DIFFERENZA TRA RICCHI E POVERI È DESTINATA A SALIRE, LO RIBADISCE OGGI AD ANCONA IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA STIGLITZ

Questa mattina ad Ancona, in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa a Joseph Eugene Stiglitz da parte dell’Università Politecnica delle Marche, dopo aver incontrato nella giornata precedente numerosi esponenti sia della politica che delle istituzioni nazionali e regionali, il Premio Nobel per l’economia ha tenuto una importante “Lectio magistralis” dal titolo  “Global Inequality”.   L’ineguaglianza globale  è stata ampiamente illustrata da Stiglitz con una serie di proiezioni che hanno sintetizzato le più recenti ricerche in ambito di macroeconomia. Stiglitz ha dimostrato che le disuguaglianze economiche in tutto il mondo, ma specialmente nei paesi industrializzati, stanno inequivocabilmente aumentando.  Si sta creando un mondo dove un numero sempre più esiguo di persone  accresce la propria ricchezza a fronte di una classe media destinata ad impoverirsi ulteriormente.  Questo succederà, a suo parere, se non opereremo il prima possibile dei cambiamenti strutturali importanti e non delle semplici riforme.  Stiglitz ha poi illustrato come, sul lungo periodo, la logica di un fin troppo libero mercato di

Uno dei moltissimi grafici portati a supporto delle analisi economiche proposte

stampo neoliberista, crei molti più problemi di quelli che si pensava potesse risolvere. Ha concluso poi con una pesante critica non solo alla politica ma anche al modo di pensare che sta dietro all’attuale presidenza Trump , volta più a contrastare le cause che gli effetti di scelte strutturali dimostratesi errate.

Ha molto colpito anche la pressoché totale corrispondenza delle sue analisi con la teoria del   “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”  nata nel nostro paese, circa tre anni fa, da un esperimento di   “Intelligenza collettiva”  e avviato in maniera distribuita sul territorio grazie a internet.

Il Prof. Mauro Gallegati.

Il premio nobel collabora con diversi economisti in tutto il mondo per mettere a punto una economia che sia veramente al servizio dell’uomo.  Tra questi, un nutrito gruppo di italiani che fa capo al prof.  Mauro Gallegati,  autore del recente libro  Interactive Macroeconomics  e  ordinario di “Macroeconomia avanzata”all’Università di Ancona:  Gallegati collabora con Stiglitz da oltre 10 anni ed è coautore di diverse pubblicazioni  su importanti riviste scientifiche.  Alla fine dell’incontro,  il prof. Gallegati – che ha avuto modo di leggere in formato elettronico il libro relativo alla nuova teoria economica e sociale nata “dal basso” – ricevendo una copia cartacea del libro, si è detto

Alla fine dell’incontro, mentre a nome della nostra associazione dono al Prof. Gallegati la copia del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, lui mi sorprende amabilmente chiedendomi di autografarla.

interessato ad un incontro per un successivo approfondimento e per valutare le implicazioni e le soluzioni proposte in relazione agli altri studi ad oggi esistenti. 

Il lavoro del premio Nobel  J.Stiglitz assume, oggi, una valenza ancora più significativa, in quanto non si limita all’ambito esclusivamente teorico ma si è concretizzato anche nell’impegno con le istituzioni internazionali e nel dibattito pubblico ad ogni livello. Stiglitz si fa promotore di un nuovo approccio all’economia che scardina concetti ormai dimostratisi dannosi e che ricorda in alcuni aspetti anche la recente enciclica “Laudato si” di Papa Francesco, oltre che fornire le basi delle soluzioni proposte dal “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”.

Joseph Eugene Stiglitz ha ricevuto nel 2001 il premio Nobel per l’Economia “per i suoi fondamentali contributi resi sui temi di economia internazionale, globalizzazione dei mercati e fragilità finanziaria”, ed è oggi forse una delle menti più brillanti a livello mondiale in tema di analisi economica. Questi alcuni dei libri che fino ad ora ha pubblicato:

  • Il ruolo economico dello stato, Il Mulino, 1992.
  • Whither Socialism?, MIT Press, 1996.
  • Frontiers of Development Economics: The Future in Perspective, a cura di J.S. Gerald M. Meier e Nicholas Stern, World Bank, 2000.
  • New Ideas About Old Age Security: Toward Sustainable Pension Systems in the 21st Century, a cura di J.S. e Robert Holzmann, World Bank, 2001.
  • In un mondo imperfetto, Donzelli, 2001.
  • Principles of Macroeconomics, Third Edition, con Carl E. Walsh, W.W. Norton & Company, 2002.
  • The Rebel Within: Joseph Stiglitz and the World Bank, a cura di Ha-Joon Chang, Anthem Press, 2002.
  • La globalizzazione e i suoi oppositori, traduzione di Daria Cavallini, Einaudi, Torino, 2002.
  • Economics, Third Edition, con Carl E. Walsh, W.W. Norton & Company, 2002.
  • Peasants Versus City-Dwellers: Taxation and the Burden of Economic Development, con Raaj K. Sah, Oxford University Press, 2002.
  • I ruggenti anni Novanta. Lo scandalo della finanza e il futuro dell’economia, collana ET Saggi, traduzione di Daria Cavallini, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2004. pp. 333 ISBN 88-06-17651-X.
  • La globalizzazione che funziona, traduzione di Daria Cavallini, Einaudi, 2006. ISBN 88-06-18016-9
  • Economia e informazione. Autobiografia, scritti e interviste, Datanews, 2006. ISBN 88-7981-296-3
  • Verso un nuovo paradigma dell’economia monetaria, con Bruce Greenwald, Vita e Pensiero, 2008.
  • Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro, Einaudi, 2013.
  • Bancarotta. L’economia globale in caduta libera Einaudi 2010 e 2013
  • La grande frattura. La disuguaglianza e i modi per sconfiggerla, Einaudi, 2016
  • The Euro: How a Common Currency Threatens the Future of Europe, W. W. Norton & Company, 2016

 

 

Ermanno Cavallini

Curriculum resp. ass. Ermanno Cavallini

LA CRISI ECONOMICA E L’EFFETTO DEL “DECIMO PASTICCINO”

Nel 1974,  il famoso economista americano  Richard Easterlin durante una ricerca, commissionata dal governo statunitense per stabilire come mai il PIL non aveva avuto la crescita prevista; distribuisce ad un vasto e vario campione di persone dei questionari anonimi.  In questi chiede di dichiarare tra i molti altri dati, anche il guadagno economico annuo ed il grado di felicità soggettiva percepito.

Dal risultato di questo questionario e dall’incrocio con altri parametri oggettivi come il PIL, si produce, tra lo stupore e l’incredulità iniziale degli stessi ricercatori, una serie di grafici da cui emerge che se in una prima fase all’aumentare del reddito la felicità cresce, in una seconda essa rimane pressoché costante ed in una terza, con l’ulteriore incremento della ricchezza la felicità addirittura crolla!

Grafico del’ andamento della felicita (Happiness) , in funzione del reddito personale annuo (Wealth)

I grafici risultanti da questa importante ricerca son principalmente tre.

il primo che si occupa del rapporto tra la felicità individuale e il reddito annuo, il secondo del prodotto interno lordo in funzione della felicità media popolare,  Infine il terzo, che si occupa della misura della felicità media degli individui, in rapporto all’aumento del reddito.

Naturalmente i risultati inattesi creano un certo sconcerto, e temendo un errore vengono avviate  anche da diversi altri gruppi di ricercatori simili ricerche. Tutte però sia pure con qualche differenza, sembrano confermale la veridicità della scoperta.  I risultati di queste ricerche scientifiche conducono, dunque, ad una considerazione disarmante quanto fondamentale:

se da un lato il denaro è necessario per garantire una ottimale qualità della vita, dall’altro oltre una certa misura la ricchezza stessa fa crollare la qualità della vita! 

Nello slancio divulgativo degli anni successivi , per spiegare al grande pubblico nasce “l’effetto del 10 pasticcino”.  

Mettiamo che per esperimento ci venga offerto un vassoio con 10 ottimi pasticcini, realizzati dallo stesso pasticciere volutamente identici tra loro.  Dopo aver mangiato il primo il nostro umore o la nostra felicità registrerà una salita ad un cero valore, dopo il secondo un po meno, il terzo ancora meno e cosi via per i successivi. Mettiamo che quando arriviamo all’ottavo ci sentiamo completamente sazi;  mangiare il nono se costretti , ci porterà un certa contrarietà e un abbassamento dell’umore. Naturalmente ancor di più il decimo pasticcino.

Se sottoponiamo a questo semplice esperimento un numero significativo di persone otterremmo un diagramma raffigurante  una  campana di Gauss  molto simile a quello ottenuto dal professor  Easterlin.

la zona verde del grafico rappresenta le zone dove è alta la qualità della vita.

In altre parole: una sempre maggiore ricchezza economica personale – di norma oggi desiderata – non produce la massima qualità della vita.

Al contrario, un incremento eccessivo della ricchezza determina, ad un certo punto, in un rapporto inversamente proporzionale, una progressiva diminuzione della qualità della vita.

Da questo clamoroso errore di indirizzamento dei nostri desiderata, in ultima analisi, derivano buona parte delle storture dell’economia e dei comportamenti sociali oggi osservabili.

Se proviamo invece ad immaginare una economia ed una società che non metta più al centro dei suoi sforzi la massima ricchezza economica, ma piuttosto la massima felicità relativa, ne deriverà una economia desiderabile – e di conseguenza una società futura – del tutto diversa e molto probabilmente, assai migliore.
A tal fine, l’  OCSE  ha messo a punto un indice per la misurazione del benessere, denominato  ‘Better Life Index’ (BLI), che si basa su una lunga lista di indicatori, raggruppati in undici gruppi tematici.  Il BLI si propone come superamento del concetto di PIL, che si è dimostrato ormai superato come parametro di riferimento per valutare il grado di salute economica di uno Stato e le

Impatto sulle scoperte di Easterlin della nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”.

condizioni di vita dei suoi abitanti.
Il BLI  prende in esame 11 indicatori: abitazione, reddito, lavoro,
partecipazione civile, istruzione, ambiente, governance, salute,
soddisfazione personale, sicurezza, equilibrio vita/lavoro.
Una serie di parametri che vuole tener conto allo stesso tempo
del benessere materiale, della qualità della vita (reale e percepita) e della sostenibilità ambientale.
Il segretario generale dell’ Ocse ,  Angel Guria  Angel , ha dichiarato: “In tutto il mondo molti cittadini chiedevano di andare oltre il  PIL . Questo indicatore è indirizzato a loro ed ha un potenziale straordinario per aiutarci a proporre politiche migliori per una vita migliore”. Analizzando le schede paese presentate dall’ Ocse  , si rileva che la media dei ‘soddisfatti’ raggiunge il 59%. Maggiormente soddisfatti della qualità della loro vita si sono dichiarati i Canadesi (91%) e i Danesi (90%). L’ indice di soddisfazione è più basso in Estonia (24%), in Slovacchia (27%) e in Turchia (28%).
L’ Italia è collocata un po’ al di sotto della media Ocse (54%), insieme ad altri paesi europei come la Spagna (49%), la Francia (51%), la Germania (56%).


Come sempre, qualunque positivo divenire non può che essere graduale, perciò è necessario perseguire il cambiamento meno “traumatico” possibile, a parità di positivi risultati che si potranno ottenere.
Questo è anche uno dei principali obiettivi  che ci dobbiamo porre. Tenendo ben presente che, sempre, ogni azione – non importa quanto lungimirante e positiva -sarà nulla se non se ne mettono prima e subito le basi perché
possa svilupparsi in un futuro. Un futuro che attualmente non ci è dato sapere quanto potrà essere prossimo o lontano.
Dunque riassumendo,  il prof. Richard Easterlin, evidenziò che nel corso della vita la felicità delle persone non corrisponde che solo in una prima fase  alle variazioni di reddito. Come abbiamo osservato, secondo questo paradosso (che è tale solo in apparenza) quando aumenta il reddito e quindi il benessere economico, il grado di felicità (la qualità della vita) aumenta solo fino ad un certo punto, oltre il quale poi comincia a scendere, diminuendo progressivamente secondo una curva ad U rovesciata:
Insomma, per quanto ci sembri difficile crederlo, dal punto di vista della migliore qualità della vita non è conveniente per l’individuo essere sempre più ricco: essere troppo ricco, infatti – oltre la sommità della curva come mostra il precedente grafico -, gli aspetti negativi conseguenti a questa ricchezza eccessiva superano quelli positivi.
Quindi possiamo dire che la massima ricchezza desiderabile, tanto per l’individuo quanto per la società, corrisponde a quella sommità della curva del diagramma in esame. Il motivo è che a quel livello si realizza la “migliore efficienza” tra capacità economica e possibilità, per l’individuo, di goderne effettivamente; determinandosi, inoltre, la migliore incentivazione per la classe media e quindi anche un incremento della produzione di beni e servizi.
Purtroppo, per le persone che basano la propria autostima sull’ “avere” piuttosto che sull’ “essere”,  la ricchezza finisce poi spesso per essere l’unico metro di autostima.  Nei casi più gravi questa dinamica crea una sorta di ‘tossicodipendenza da potere’ derivante dalla ricchezza .  Questa dipendenza patologica è per molti versi simile alle dipendenze da gioco di azzardo,  e causa oltre che una intima fragilità psicologica intrinseca nei soggetti “portatori”  anche  effetti devastanti nelle persone che gli stanno intorno e per un “effetto domino” anche in buona parte della società intera.

 

Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili.

Federico Caffè